Politica
"Il Governo Draghi, è un'opportunità ma anche un rischio. Ecco perché"

Intervista a Giuseppe De Mita, avvocato, già vicepresidente della Regione Campania, esponente di Popolari in rete
Su quali temi potrebbe svilupparsi, in Calabria, la politica dei Popolari, tenuto anche conto dell’elevato astensionismo alle ultime Regionali dello scorso autunno?
Ma l’astensione non è uno sbaglio dell’elettore: è una incapacità e una sconfitta della politica.
In Calabria, come forse altrove, si ha la sensazione che sia stata logorata la speranza. Per citare uno scrittore franco-rumeno: alla disillusione si è sostituito il disincanto.
Ci sono tante questioni e tutte a loro modo significative e rilevanti. Tuttavia, a me pare che i temi sui quali poggiare una iniziativa politica in Calabria possano essere sostanzialmente due: i servizi alla persona e il contesto di relazioni geopolitiche.
Mi spiego. L’esplosione dei diritti della persona ha trasformato il terreno della loro tutela da forma di esercizio della statualità a riconoscimento della dignità personale. La modernità nelle sue forme più avanzate è esaltazione della dimensione soggettiva, sino al punto limite della confusione del desiderio con il diritto. Tuttavia, al di là delle degenerazioni di questo fenomeno, è oggettiva la circostanza che in questo ambito si annida la dimensione del benessere e della realizzazione della persona quale individuo unico ed irripetibile. Per questa ragione l’organizzazione e l’erogazione dei servizi alla persona non può restare arretrata, pena l’esasperazione di una percezione che non è solo più di arretratezza, ma di scarsa considerazione della dignità umana. Se Amazon porta sino alla contrada più remota della Sila il mio ultimo capriccio, non posso attendere mesi per una visita medica.
Peraltro, le forme di tutela di questa dimensione della personalità hanno bisogno di collocarsi fuori dall’ambito burocratico che in taluni casi è arrivato a cancellare il bisogno perché estraneo alle procedure sindacalizzate.
Questa ripresa di contatto con la realtà tra bisogno e tutela, apre lo spazio alla presenza della comunità (e dei suoi soggetti) come terzo pilastro nell’usuale alternativa tra Stato e mercato.
In altri termini, per i servizi alla persona, oltre alla risposta amministrativa (spesso in affanno) e a quella del privato (che a volte specula sul bisogno), va recuperata la risposta della comunità nelle sue forme di organizzazione e partecipazione: associazionismo, volontariato, cooperative, imprese sociali di comunità. E cioè in quelle presenze che trovano come compenso della tutela la gratificazione umana e solidaristica, che non è detto che non possa anche avere un suo rilievo economico.
La seconda questione è il mondo delle relazioni esterne. La proiezione in un contesto più ampio, con tutte le sue conseguenze di mimesi, di distinzione, di comparazione apre ad una quantità di opportunità che sono generative di movimento. E credo che la Calabria, come molte realtà, abbia bisogno di recuperare dinamismo. E poi una vecchia lezione ci dice che quando un problema appare irrisolvibile in relazione agli elementi noti, occorre allargare lo spazio e cercare così nuove soluzioni.
Ritiene che ci sia una questione meridionale attuale, dal punto di vista strutturale ed anche geopolitico?
Credo di sì. Anche se connotata da una molteplicità di elementi inediti rispetto al passato. Esiste certo ancora una questione Nord-Sud. Per affrontare la quale, però, proverei ad uscire dalla trappola psicologica della richiesta di riduzione del divario e affronterei a pieno viso la questione dei livelli essenziali delle prestazioni (anche se non si è rivelata la migliore delle formule). Ma esiste anche una questione meridiana che riguarda il Mediterraneo e la sua necessaria centralità nell’equilibrio post-bellico. Sono entrambe questioni nazionali. Anzi, la seconda è questione europea.
Come conciliare una politica di lungo respiro con le esigenze immediate degli italiani, a partire dal caro bollette e dall’aumento del prezzo dei carburanti?
Le due questioni coincidono. Ce lo dicono le esperienze recenti. Senza un orizzonte lungo, oltre che largo, le questioni quotidiane, come le si affronti, hanno soluzioni incerte e precarie.
Proprio la questione energetica ce lo segnala. Abbiamo fatto in passato scelte emotive. Non dico sbagliate, ma emotive e senza il necessario approfondimento. Abbiamo ritenuto che le questioni dell’approvvigionamento energetico fossero secondarie e comunque risolvibili in un modo che non interessava capire. Un po’ come le questioni ambientali.
Nell’immediato è necessario un intervento del governo: sul tetto dei prezzi e sull’incidenza della tassazione. In prospettiva, occorre che stabiliamo quanta energia ci serve e come garantiamo questo fabbisogno, responsabilizzando tutti.