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"Guerriglia parlamentare". Forza Italia agita Chigi. Berlusconi... Inside
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Governo, Berlusconi non molla le poltrone ma sarà battaglia


L'arresto di Matteo Messina Denaro ha di fatto narcotizzato il dibattito politico. Sulle agenzie di stampa, in tv e sui giornali non si parla di altro, come se tutto il resto - ad esempio la corsa del prezzo dei carburanti - fosse stato dimenticato. Ma non è così. Dietro le quinte, nel governo - nonostante la tregua tra Giorgia Meloni e Silvio Berlusconi con la telefonata dell'ex Cavaliere per gli auguri di compleanno della premier - le polemiche non mancano. Fonti di Forza Italia, ma anche della Lega, spiegano che di fatto nell'esecutivo "comandano Palazzo Chigi e il ministero dell'Economia e delle Finanze, gli altri non prendono palla".

L'asse Meloni (sostenuta da Giovanbattista Fazzolari e da Raffaele Fitto sui temi dell'Europa) e Giancarlo Giorgetti si è visto bene nell'ultima Legge di Bilancio. Gli altri dicasteri, dall'Istruzione alla Sanità passando per il Lavoro, devono sempre e comunque passare prima da Chigi e Mef. Non c'è niente da fare. Questo ha alimentato le voci di malumori soprattutto tra gli azzurri. Ma fonti qualificate del partito di Berlusconi spiegano che "non esiste" l'ipotesi di lasciare il governo, o di appoggio esterno. Stare al potere, d'altronde, significa poltrone e nomine. Quelle non si mollano.

Il timore soprattutto in Fratelli d'Italia è soprattutto quello di una sorta di guerriglia interna di Forza Italia, di atteggiamento su vari provvedimenti quasi di sfida in Aula, con assenze non casuali nelle votazioni chiave (come abbiamo visto alla fine del 2022). Una sorta di strategia per mettere pressione alla presidente del Consiglio, per ottenere risultati senza arrivare alla rottura. Il progetto berlusconiano di partito unico, un nuovo Pdl, è ormai naufragato prima di nascere, e quindi si va avanti così.

E i numeri, nonostante la netta affermazione di FdI lo scorso 25 settembre, consentono a Forza Italia di essere decisiva sia alla Camera sia al Senato e di poter giocare di volta in volta, soprattutto sulla Giustizia (ma non solo), a fare sponda con il Terzo Polo di Renzi e Calenda. In sostanza, il progetto al momento dell'ex Cav è quello di restare fedele alla maggioranza e al governo, come ha spiegato anche il vicepremier Antonio Tajani, ma con una sorta di mani libere su diversi provvedimenti. "Se si arriva alla fiducia, la votiamo, magari con quache assenza per dare un segnale", spiegano da FI. Ma in Commissione e in Aula non mancheranno le scintille.

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