Politica
Vince l'euro, ma perde la democrazia. Aufwiedersehen Herr Tsipras
Di Alberto Maggi (@AlbertoMaggi74)
Alexis Tsipras, come era ovvio e prevedibile, ha ceduto e ha presentato ai creditori un piano ancora più rigoroso di quello che lui stesso ha bocciato il 26 giugno a Bruxells e sul quale ha vinto il referendum di domenica scorsa. Una strategia strana quella del premier greco, neo-paladino della sinistra italiana. Fa la voce grossa, attacca mezzo mondo per bocca di Varoufakis (costretto poi a lasciare, la sua testa era stata chiesta dalla numero uno dell'Fmi Christine Lagarde) e poi con le banche chiuse e la gente quasi alla fame fa una capriola all'indietro, abbassa la testa e si sottomette ai diktat di Merkel e Juncker. Forse non poteva che finire così, anche i greci - se vogliono altri soldi - devono fare quei sacrifici per troppi anni rimandati. Resta il fatto che chi sperava che da Atene arrivasse un vento nuovo che portasse democrazia in tutta Europa è rimasto profondamente deluso. A vincere, al di là delle dichiarazioni ufficiali, sono ancora le logiche dell'Esm, dell'Fmi, della Bce e del Patto di Stabilità. Le stesse che Renzi ufficialmente critica ma che poi avalla compiacendosi per un sorrisino della Cancelliera tedesca in conferenza stampa (rigorosamente a Berlino). Non c'è niente da fare. L'Europa delle banche e dello spread, spalleggiata da Barack Obama in chiave anti-Russia (come se Putin fosse più pericolo dei tagliagole dell'Isis), ha prevalso ancora una volta. E il rialzo delle Borse di venerdì pomeriggio lungi da essere un dato positivo, se non per i cosiddetti mercati e per i tecnocrati di Francoforte; è il segno della sconfitta dei cittadini greci. E, in ultima analisi, è il segno della sconfitta della democrazia. Aufwiedersehen Herr Tsipras.