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Politica
Guerra, da Draghi a Sallusti: tutti difensori a oltranza di Usa e Zelensky

Guerra Ucraina, noi italiani siamo visti da tutti come l'anello debole del nuovo schieramento patto d'acciaio anti-Putin

Dedico questo scritto a Ugo Mattei, Massimo Cacciari, Ermanno Bencivenga, Carlo Freccero, Luca Speciani, Erich Grimaldi, Nunzia Schilirò, Stefano Buzzer, Maurizio Belpietro e la sua orchestra e a tutti i resistenti alla  rinonceronite, me compreso.  

Dalle mie ricerche, risulta che in un solo posto al mondo è in corso la rappresentazione de Il rinoceronte, capolavoro di Eugene Ionesco contro il conformismo e la resilienza che spingono ad adeguarsi passivamente all'idea che diventa sempre più dominante. Quest'unico posto, dove sono in corso le repliche, è la fortezza di Brioni Minore, isola disabitata dell'arcipelago istriano Brioni.

Il rinoceronte è la prima opera di Ionesco che la regista Lenka Udovički ha deciso di portare in scena. E tale scelta molto difficilmente non è motivata dal periodo che abbiamo vissuto e che stiamo rivivendo.

La notizia delle recite l'ho scovata su La Voce del popolo, quotidiano italiano dell'Istria e del Quarnaro. Giornale che dimostra come si vive in zone che già ho citato tante volte per la brutalità della guerra, con eccessi come le foibe.

Zone diventate ora esemplari per coesistenza, in cui si garantisce il diritto di normale esistenza anche agli sconfitti. Esempio che dovrebbe indurre a fondamentali riflessioni tutti i difensori a oltranza di Zelensky, democratico innamorato degli USA, che non riconosce il diritto di esistenza agli ucraini di lingua russa. La pandemia di rinocerontite ha toccato in Italia punte di assurdità addirittura superiori a quelle inventate dalla fantasia di Ionesco.

Ne è un bell'esempio lo scambio epistolare tra Maurizio Belpietro e un lettore che, bontà sua, al contrario di tanti rinoceronti a dir loro interpreti della vera scienza, riconosceva il diritto di esistenza ai non rinoceronti, cioè ai non malati di rinocerontite.

Il generoso lettore, però, reclamava la sua libertà e il suo diritto di non incontrare persone non vaccinate, persone cioè che non avevano, nell'allegoria di Ionesco, un bel corno in fronte. Così faceva sua la posizione del cinico e sprezzante Burioni verso i non vaccinati (vedi la sua elegante esternazione sia linguistica che concettuale del 23 luglio 2021 "Propongo una colletta per pagare ai no-vax gli abbonamenti Netflix per quando dal 5 agosto saranno agli arresti domiciliari, chiusi in casa come sorci." Parole ricordate nello scritto dedicato al giovane Flavio La Gioia, morto dopo il vaccino (vedi editoriale del 20 agosto 2021).  

In un articolo a firma di Vanja Stoiljković, i conterranei del mio grande amico dalmata radiologo Armando Sala, sbarcato piccolino con i suoi a Pesaro, provenienti da Zara, hanno la fortuna di avere notizie della compagnia teatrale di  Lenka Udovički, della trama e del significato allegorico di quella che è forse la più chiaramente interpretabile del teatro dell'assurdo inventato da Ionesco.

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