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Politica
Aboubakar e le coop della moglie: sfogo tv del parlamentare con gli stivali

I social non perdonano lo sfogo del sindacalista Aboubakar Soumahoro

La qualità di una nazione si evince dalla qualità dei suoi rappresentanti nelle istituzioni e francamente ieri lo show che ha fatto Soumahoro sui social è stato imbarazzante.

Riavvolgiamo il nastro.

Il neo deputato di colore, sindacalista, uno dei prodotti della Premiata "fabbrica Fazio", non è nuovo ad esternazioni -diciamo così- eccessive di emotività, come quando si incatenò nei pressi di villa Doria Pamphili a Roma o nel grave episodio della sua penetrazione a Montecitorio in stivali sporchi di fango. Protetto per un certo tempo dalla quasi assoluta inscrivibilità del nome e del cognome si è fatto strada grazie al buonismo nazionalpopolare di cui abbonda l’Italia fino a giungere ai vertici della Repubblica in supposta rappresentanza degli sfruttati, degli emarginati di quelli che va molto di moda chiamare anche “invisibili” che però quando c’è da farsi i propri interessi ci vedono benissimo, come nel caso del sindacalista di colore.


Il personaggio è coreografico come quando si mette a parlare di sé in terza persona, come faceva Giulio Cesare nel De bello gallico: "Aboubakar non è lì per Aboubakar, ma per volontà popolare" e poi ancora dice di avere "piedi nel fango della realtà e spirito nel cielo della speranza". E qui già ci si accorge del pericolo insito in queste parole che grondano retorica più che grasso una porchetta dei Castelli romani. Dicevamo di questo novello Napoleone africano che ha avuto l’ardire di entrare a Montecitorio con degli stivalacci lordi di fango imbrattando peraltro il tappeto che uomini e donne delle pulizie hanno dovuto poi pulire. Ma a che importa a Aboubakar il Grande? Altro che difesa degli “ultimi” e degli “invisibili” questo li fa lavorare ancora di più, i suoi ex colleghi.

L’episodio degli stivali è stato significativo e segna un nuovo limite raggiunto dal buonismo faziano che infesta l’Italia da decenni: nessuno lo ha ripreso, nessuno ha osato contrastarlo per paura di essere tacciati di razzismo e cioè l’eterna e comoda scusa sotto cui si riparano minoranze aggressive e ormai incontrollabili in Occidente. Ma non contento, appena entrato, ingaggia un duetto con Giorgia Meloni, ne abbiamo parlato tempo.

Al Presidente del Consiglio disse infatti: “Visto che la Presidente Meloni è anche Lei ‘scolara della Storia’ parafrasando Gramsci, si ricorderà che durante lo schiavismo e la colonizzazione i ‘neri’ non avevano diritto al ‘Lei’, che era riservato a ciò che veniva definito ‘civiltà superiore’. Ma forse quando un underdog incontra un under-underdog viene naturale dare del tu”, non sapendo che in Italia è ormai invalsa la pratica di dare del “tu” pure al Papa.

E poi il suo Ego stellare non resistette: “Meloni può darmi del dottore, sono laureato”. Ed anche qui Aboubakar dimostrò di non conoscere l’Italia dove “dottore” è un titolo così screditato che si dà a tutti o a nessuno. Ma veniamo al presente. Ieri Soumahoro è riuscito ad allietare una domenica triste per l’Italia perché sono iniziati i mondiali di calcio senza di noi e di questo gliene siamo veramente grati.
Già l’imbrunire ci ricordava mestamente l’autunno buio quando improvvisamente è comparso in video il faccione sconvolto di Soumahoro che piangeva e frignava. Sembrava il monologo di Marco Antonio di Shakespeare data la pomposità megalitica del suo favellare: "Mi dite cosa vi ho fatto? Da una vita sto lottando per i diritti delle persone. Vent'anni per strada a lottare per dare dignità alle persone. La mia vita è stata caratterizzata dalla lotta contro qualsiasi forma di sfruttamento. Voi mi volete morto. Ho sempre lottato".  "Voi avete paura delle mie idee, di chi lotta".

"Pensate di seppellirmi ma non mi seppellirete. Sono giorni che non dormo. Io non lotto solo per Aboubakar, non ho mai lottato per Aboubakar. Ho lottato per le persone che voi avete abbandonato. Mia moglie è attualmente disoccupata, è iscritta all'Inps, non possiede allo stato attuale nessuna cooperativa.
Perché non parlate con lei? Quando l'ho conosciuta lavorava già nell'ambito dell'accoglienza.
Parlate con mia suocera, chiedete a lei che è proprietaria della sua cooperativa, e io sarò il primo ad andare lì, a lottare, a scioperare con i dipendenti e difendere i loro diritti".
“Volevate il negro di cortile” (ma la parola “negro” non era vietata?)

E poi ancora: "La montagna di fango non seppellirà le mie idee, probabilmente riuscirete a seppellirmi fisicamente, ma non riuscirete mai a seppellire le nostre idee, le idee degli invisibili", di "quel mondo che voi avete abbandonato". "Io sono una persona integra, pulita". Qualche giorno fa aveva invece minacciato i giornalisti di azioni legali cercando di intimorire la stampa. 

Ma cosa ha fatto imbestialire così tanto Aboubakar che tiene la mogliera “disoccupata” (ma non c’aveva la cooperativa?), come purtroppo tanti altri italiani che però non hanno la fortuna di papparsi 14.000 euro al mese. Succede semplicemente che la Procura di Latina indaga sulle cooperative della moglie e della suocera, sui mancati pagamenti ai cooperanti e sulle indecenti condizioni in cui vivono i loro lavoratori. Lui è accusato anche dai vecchi compagni di lavoro del tempo che fu, come il Collettivo Jacob Foggia, che dice di averli utilizzati solo per fare carriera.

In Tv passano impietose interviste in cui i soggetti sono a volto coperto e con la voce alterata e parlano delle indecenti condizioni in cui vivono nelle cooperative della famiglia dell’ex sindacalista. Ma Soumahoro non è solo il Napoleone dei Pomodori ma si è anche paragonato al meno noto Giuseppe Di Vittorio, grande e vero sindacalista, la qual cosa ha fatto imbufalire perfino la CGIL. Francamente quello che sta accadendo è troppo e la colpa non è solo di Soumahoro ma è soprattutto di chi lo ha voluto portare in Parlamento e cioè Nicola Fratoianni e la sinistra radical chic che lo ha sostenuto in tutti questi anni.

Per quanto riguarda lui forse sta cominciando a capire che esiste il karma e che se porti il “fango” –chiamiamolo così- dentro il Parlamento poi il fango viene a te, attratto da una forza insopprimibile e ti si spalma carinamente addosso. E poi un consiglio occidentale al povero Aboubakar: questa volta è toccato a lui essere usbergo del famoso uccello padulo e l’esperienza dice che quando entra è meglio non agitarsi troppo perché se no si fa solo il suo gioco.


 

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