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Politica
I Soumahoro’s vanno a processo. Bonelli-Fratoianni, niente da dire?
Moglie e suocera Soumahoro

La sinistra è all’opposizione ma anche da lì ne sta combinando delle belle

 

Le coppie scoppiano, le famiglie deflagrano, qualcuno si salva, molti no. Questo accade sotto il bel cielo d’Italia.

I Ferragnez si lasciano e i Soumahoro’s vanno a giudizio, tranne il capostipite, il fondatore il Motore di tutto, insomma lui, il “deputato con gli stivali” come ormai lo chiamano tutti dopo la pagliacciata della presentazione alla Camera con tanto di stivaloni neri infangati, peraltro fregati a un collega che ne rivendicò la proprietà.

Una vicenda che ricorda un beta movie degli anni ’70.

Come non ricordare le vicissitudini del paladino degli ultimi e dei senza voce, il mitico Papa Nero che avrebbe dovuto guidare la sinistra, Aboubakar Soumahoro, la cui famiglia: moglie, suocera e cognato è accusata di aver utilizzato i fondi pubblici per l’assistenza ai migranti a fini personali come l’acquisto di beni di extra -  lusso, borse e similari rigorosamente di marca e di immobili all’estero.

Rinviati a giudizio dal Tribunale di Latina Liliane Murekatete, moglie di Soumahoro, la suocera Marie Therese Mukamitsindo, Michel Rukundo e Aline Mutesi.

Si ricorderà che tutto partì dalla denuncia dei lavoratori della cooperativa Karibu, perché rimasti senza stipendi.

Lui, per ora, è rimasto immune da tutto e non è indagato.

Tempo fa comparve in lacrime dicendo di essere perseguitato da chi gli voleva male ed era cattivo con lui.

Resta il fatto che pare che parte dei proventi illeciti siano serviti anche ad acquistare la villetta che il deputato divide con la moglie, ora a processo.

In tutto questo, tuttavia, i responsabili politici del caso Soumahoro, e cioè Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni con cui l’ex sindacalista di colore fu eletto, tacciono e si eclissano come eclissati sono Diego Bianchi in arte Zoro e Marco Damilano, gli sponsor mediatici della costruzione dell’immagine di Soumahoro che ad un certo punto sembrava addirittura dover diventare il segretario del Pd.

Essendo garantisti, come Costituzione impone, aspettiamo il terzo grado naturalmente, ma la figuraccia resta.

Bonelli, suo principale sponsor, impegnato ogni girono a dardeggiare il Ponte sullo Stretto, sull’argomento tace, non dice parola, non rilascia comunicati stampa di cui è gran produttore, non spiega ai suoi elettori e ai cittadini italiani perché ha portato in Parlamento Aboubakar Soumahoro, che, a parte l’aver immerdato il corridoio della Camera che poi hanno dovuto pulire gli addetti alle pulizie, non è ricordato per nulla ed anzi è stato pure scaricato dal gruppo dei Verdi –Sinistra per il gruppo Misto, dopo le note vicende.

Eppure qualche parola andrebbe proferita, un question time se fosse possibile per l’opposizione, gli andrebbe fatto.

Questa vicenda fa poi il paio con quella barese con il comune giustamente in procinto di essere sciolto per infiltrazioni mafiose dal ministro Piantedosi.

Anche in questo caso si è strillato fino alla fine alla macchinazione politica, alla strumentalizzazione di parte e invece stiamo assistendo ad una pericolosa recrudescenza mafiosa con tanto di piombo che ha ricominciato a volare a zonzo per Bari.

Insomma, la sinistra è all’opposizione ma anche da lì ne sta combinando delle belle.

Peccato, come detto, che di questo nessuno voglia parlare dalle parti del Nazareno, come fa Bonelli con Soumahoro.






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