"Il Premierato": libro che può migliorare la riforma Meloni: quattro proposte - Affaritaliani.it

Politica

"Il Premierato": libro che può migliorare la riforma Meloni: quattro proposte

di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

Il premierato favorisce il bipolarismo se facilitato da una legge elettorale maggioritaria

Il Premierato. Esce il libro che può migliorare il ddl Meloni-Casellati

Venerdì 3 novembre il Consiglio dei Ministri ha approvato il ddl di revisione costituzionale che introduce in Costituzione il premierato. Ora la palla passa al Parlamento, dove il ddl seguirà la procedura di cui agli articoli 72, ultimo comma, e 138 della Costituzione.

Alcuni costituzionalisti paventano l’arrivo dell’”uomo solo al comando”, dimenticando però di non aver mai aperto bocca quando Giuseppe Conte chiudeva tutti in casa a colpi di semplici decreti amministrativi, in barba alla riserva di legge assoluta prevista proprio da alcuni articoli di quella stessa Costituzione che oggi dicono di voler difendere. Ma lasciamo stare, oramai tutti fanno finta di niente. Tutti hanno dimenticato.

Premierato significa davvero “uomo solo al comando”? Assolutamente no. Il premierato, dal punto di vista politico, favorisce il bipolarismo se facilitato da una legge elettorale maggioritaria. Guarda caso quello che è accaduto nei fatti in Italia dal 1993 al 2006 con la legge elettorale maggioritaria che porta la firma dell’attuale Presidente della Repubblica (il Mattarellum). 

Nelle tre elezioni politiche in cui si è votato con il Mattarellum (1994, 1996 e 2001), pur a Costituzione vigente, il nome del Presidente del Consiglio dei Ministri era chiaro già dopo poche ore dall’inizio dello spoglio delle schede. E dopo il voto era praticamente impossibile per il Presidente della Repubblica, che pure ha conservato la prassi costituzionale delle consultazioni presidenziali, nominare quale Presidente del Consiglio una persona diversa dal leader della coalizione che aveva ottenuto più voti nelle urne, tanto è vero che l’ex Presidente Cossiga ebbe modo di consigliare pubblicamente a Ciampi di non perdere tempo con le consultazioni.

Medesimo discorso con la successiva legge elettorale, il Porcellum, infatti sia alle elezioni politiche del 2006 che a quelle del 2008 il nome del Presidente del Consiglio era chiaro già nel corso della nottata elettorale. Il punto è che abbiamo avuto (e abbiamo ancora oggi, dopo le elezioni politiche del 2022) un premierato de facto, ma con un Presidente del Consiglio che - a causa di ribaltoni parlamentari o manovre quirinalizie - può essere mandato a casa in qualsiasi momento, senza alcun rispetto degli esiti elettorali. Senza parlare poi dei governi tecnici o istituzionali che si sono avuti in questi ultimi decenni, del tutto sganciati dalla volontà popolare e frutto di un semipresidenzialismo di fatto scaturito dalla debolezza della politica e dall’ampliamento sostanziale dei poteri del Capo dello Stato (i cosiddetti “poteri a fisarmonica”).

Da un lato, pertanto, una Costituzione formale, quella del 1948, e dall’altro una Costituzione materiale frutto di conseguenze determinate da leggi elettorali più o meno maggioritarie. Crediamo sia giunto il momento, proprio per non mortificare la Costituzione, di costituzionalizzare qualcosa che nella prassi in parte già esiste, e di farlo però con adeguati contrappesi. 

Il ddl Meloni-Casellati prevede in sostanza cinque novità fondamentali. In sintesi:

  1. l’elezione del Presidente del Consiglio dei Ministri a suffragio universale e diretto, ma senza che questo abbia maggiori poteri rispetto a quelli attuali;
  2. l’obbligo per il Presidente della Repubblica di conferire l’incarico di formare il Governo al Presidente del Consiglio eletto, con ulteriore obbligo di sciogliere entrambe le Camere qualora il Presidente eletto non ottenga per due volte la fiducia iniziale dal Parlamento;
  3. una norma anti-ribaltone che blinda per cinque anni a Palazzo Chigi il Presidente del Consiglio eletto, con una residuale via di fuga rappresentata da un Presidente subentrante espressione della medesima maggioranza che ha vinto le elezioni, col medesimo programma del Presidente eletto da portare a compimento;
  4. la costituzionalizzazione di un sistema elettorale maggioritario, con i dettagli lasciati ad una riserva di legge ordinaria;
  5. l’abrogazione della disposizione costituzionale che attribuisce al Presidente della Repubblica la facoltà di nominare fino ad un massimo di cinque senatori a vita. Unici senatori a vita resteranno pertanto solo gli ex Presidenti della Repubblica.   

Una revisione costituzionale in parte condivisibile, ma che necessita sicuramente di qualche significativo aggiustamento affinché possa funzionare. Su tutti, la necessità di attribuire al Presidente del Consiglio eletto il potere di nominare e revocare i Ministri, prerogativa che il ddl lascia invece nelle mani del Presidente della Repubblica, che continuerà invece ad essere eletto dal Parlamento. Ma non solo. Occorrerebbe attribuire al Presidente del Consiglio eletto anche il potere di determinare, e non solo dirigere, la politica generale del Governo. A che serve far eleggere direttamente dal popolo il Presidente del Consiglio, se poi questo non ha maggiori poteri rispetto a quelli che ha oggi? Un controsenso al quale occorre porre rimedio, quantomeno in senso logico.

Un mese prima che il contenuto del ddl Meloni-Casellati fosse reso pubblico, abbiamo dato alle stampe il nostro ultimo libro dal titolo Il premierato. Una riforma necessaria , edito da Giubilei Regnani - Historica, all'interno del quale abbiamo avanzato una nostra proposta di premierato, in buona parte differente rispetto al ddl varato dal Governo in carica.

Qui di seguito i punti salienti della proposta contenuta nel nostro ultimo libro:

  1. Un Primo Ministro espressione della volontà popolare, non attraverso l’elezione diretta ma con il meccanismo della designazione indiretta. A nostro avviso, sia nel caso dell’elezione diretta che di quella indiretta, il Primo Ministro non dovrebbe ottenere la fiducia iniziale delle Camere (contrariamente a quanto prevede il ddl Meloni-Casellati) ma dovrebbe poter essere – in ogni momento della legislatura - sfiduciato dal Parlamento attraverso l’istituto della sfiducia costruttiva (cioè con il nome di un Primo Ministro già pronto e votato dalle Camere). Se invece il Presidente del Consiglio fosse eletto direttamente dal popolo come prevede il ddl Meloni-Casellati, a maggior ragione non avrebbe bisogno della fiducia iniziale da parte del Parlamento (gliel’ha già data il popolo la fiducia, perché sottoporsi anche al voto iniziale delle Camere?). Esattamente come accade a Sindaci e Presidenti di Regione, i quali, eletti direttamente dal corpo elettorale, non devono avere la fiducia iniziale da parte di consiglio comunale e regionale;
  2. Attribuzione al Primo Ministro del potere di scioglimento delle Camere, ma riservando al Parlamento il potere di respingere l’eventuale decreto di scioglimento entro un determinato termine perentorio. Sul punto, il ddl Meloni-Casellati lascia invece il potere di scioglimento delle Camere nelle mani del Presidente della Repubblica, obbligandolo a provvedervi qualora il Presidente del Consiglio eletto non ottenga per due volte la fiducia iniziale delle Camere dopo le elezioni, ovvero dopo un eventuale reincarico in corso di legislatura;
  3. Attribuzione al Primo Ministro del potere di nominare e revocare i Ministri. Questa è la nostra proposta, mentre il ddl Meloni-Casellati prevede che tale potere resti nelle mani del Presidente della Repubblica, seppur su proposta del Presidente del Consiglio, esattamente come avviene a Costituzione vigente. Appare evidente che un Presidente del Consiglio eletto a suffragio universale e diretto abbia il sacrosanto diritto di non vedersi respinta dal Capo dello Stato la lista dei Ministri, pertanto crediamo che la nostra proposta di attribuire al Presidente del Consiglio eletto il potere di nomina e revoca dei Ministri sia più che legittima. Sindaci e Presidenti di Regione, eletti a suffragio universale e diretto, possono nominare e revocare i loro assessori;
  4. Per quale motivo un Presidente del Consiglio eletto direttamente dal popolo non dovrebbe poter nominare e revocare liberamente i suoi Ministri? A parere nostro, ma sul punto il ddl Meloni-Casellati non è minimamente intervenuto, occorrerebbe ripensare al numero dei parlamentari, aumentandolo di poco (a nostro avviso 40 deputati e 20 senatori in più rispetto ad ora), soprattutto allo scopo di correggere il problema di sotto-rappresentanza al Senato creato dal taglio dei parlamentari nel 2020.

 

Quando il libro è stato pubblicato non conoscevamo ovviamente il contenuto del ddl Meloni-Casellati, ma alcune nostre proposte in esso contenute - da ora in avanti – possono essere utili ai gruppi parlamentari per migliorare, in sede di procedura di revisione costituzionale prevista dall’art. 138 Cost., il testo di riforma.

Il Premierato di PaoloBecchi Giuseppe PalmaLa copertina de Il Premierato di Paolo Becchi e Giuseppe Palma

 

Il Premierato di PaoloBecchi Giuseppe Palma