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Il ritorno del secchione (Draghi) che imbarazza gli ultimi della classe

L'ex premier l'antidoto contro il declino europeo
Il ritorno del secchione (Draghi) che imbarazza gli ultimi della classe
E’ tornato. Mi spiace per chi lo detesta e per chi lo vede un alieno, ma Draghi con la sferzata di queste ultime ore ha dimostrato ancora una volta di essere il più lucido. Se poi ci limitiamo all’Italia il delta rispetto ai nostri leader politici è preoccupante.
Capisco la stizza di chi lo vede come fumo negli occhi, succedeva lo stesso a scuola quando quello più bravo veniva deriso dai compagni. Qualcuno nei giorni scorsi ha sostenuto che Draghi non abbia fatto abbastanza durante il suo governo, ad esempio non gestendo adeguatamente la bomba del Superbonus, forse quel qualcuno dovrebbe ricordare che era al governo con tutta l’accozzaglia di leader che quella norma vollero senza se e senza ma.
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Lui pose il problema primo fra tutti e lo disse chiaramente, l’attuale maggioranza di governo sta facendo il possibile per uscirne ma con la colpa di farne un grande alibi per non poter realizzare il libro dei sogni che ha promesso (si veda l’ultimo DEF pieno di niente). I governi devono gestire problemi (non importa da chi causati) e programmare il futuro, questo il messaggio di Draghi.
Un messaggio che ha riempito di fatti e numeri che inchiodano l’Unione Europea di fronte a una sfida non più procrastinabile: quella di riemergere da una situazione di stallo, perdente, fra gli USA e la Cina (e a tendere l’India). Nel suo discorso Draghi, un’anticipazione del rapporto sulla competitività per la Commissione, ha indicato una linea chiara per l’Europa: cerchi di essere un unicum senza perdersi nelle frammentazioni interne che sono il freno per contare ed essere determinanti nel mondo.
Per fare questo Draghi non ha dubbi, serve una strategia europea comune sui settori chiave (difesa, tecnologia, ricerca, materie prime, ecc.) per non restare followers (che seguono gli altri). Dice Draghi, “ci siamo rivolti verso l’interno, vedendo i nostri concorrenti tra di noi, anche in settori come la difesa e l’energia in cui abbiamo profondi interessi comuni.
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Allo stesso tempo, non abbiamo guardato abbastanza verso l’esterno: con una bilancia commerciale positiva, dopo tutto, non abbiamo prestato sufficiente attenzione alla nostra competitività all’estero come una seria questione politica”, poi fa due esempi: “la Cina mira a catturare e internalizzare tutte le parti della catena di approvvigionamento di tecnologie verdi e avanzate” (…) mentre “gli Stati Uniti, da parte loro, stanno utilizzando una politica industriale su larga scala per attrarre capacità manifatturiere nazionali di alto valore all’interno dei propri confini – compresa quella delle aziende europee – mentre utilizzano il protezionismo per escludere i concorrenti e dispiegano il proprio potere geopolitico per riorientare e proteggere catene di approvvigionamento. Non abbiamo mai avuto un accordo industriale equivalente a livello UE”.
Ancora Draghi “ci manca una strategia su come tenere il passo in una corsa sempre più spietata per la leadership nelle nuove tecnologie. Oggi investiamo meno in tecnologie digitali e avanzate rispetto a Stati Uniti e Cina, anche per la difesa, e abbiamo solo quattro attori tecnologici europei globali tra i primi 50 a livello mondiale”. Infine, una chicca anche per gli ultra ambientalisti: “abbiamo giustamente un’agenda climatica ambiziosa in Europa e obiettivi ambiziosi per i veicoli elettrici.
Ma in un mondo in cui i nostri rivali controllano molte delle risorse di cui abbiamo bisogno, tale agenda deve essere combinata con un piano per proteggere la nostra catena di approvvigionamento, dai minerali critici alle batterie fino alle infrastrutture di ricarica”. Guardiamoci indietro, per anni il dibattito in Europa è stato centrato sui migranti e sul come garantirsi, ogni Stato, delle illusorie autonomie. Ora sta a noi ascoltare Draghi oppure inseguire le fantasie di chi vuole accompagnarci verso un inevitabile declino. Tornando all’Italia, tocca sentir parlare di campo largo, di renziani, di Amadeus, di crociate anti Stellantis, di ponti sullo stretto… Amen.