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Politica
Ue, è Draghi l'uomo giusto
Mario Draghi

Draghi a capo dell'Ue, i tempi sono maturi

L'uomo della provvidenza. L'uomo del destino. Chiamiamolo come ci pare, ma Mario Draghi è la persona giusta per guidare la Commissione europea. Un nome che fonti autorevoli avevano già sussurrato ad Affaritaliani.it nei mesi scorsi e noi, ligi, avevamo registrato qualche manovra di avvicinamento.

Intanto, la fanfara mainstream pompava forte sul ritorno di Ursula von der Leyen, persona inadatta come la sua collega Christine Lagarde. Un po' insipida, non connotata né politicamente - tanto da mettere d'accordo un po' tutti in Europa - né economicamente. Una brava ragazza con tanti figli "venuti al mondo come conigli" (cantava De Gregori) che ha avuto il grande merito di essere amica di Angela Merkel nel momento migliore.

Cinque anni scanditi da Covid, inflazione, guerra in Ucraina e in Medio Oriente. Un lustro che ha sorvolato con grazia e leggiadria. Forse un po' troppa, considerato che ha dovuto accontentare socialisti e popolari,

senza dimenticare i verdi.

Che hanno chiesto e ottenuto una transizione green che è un po' troppo ideologica e troppo poco realizzabile. Interi settori asfaltati dall'oggi al domani, senza possibilità di trovare mediazioni, senza un'idea di come raggiungere un obiettivo bellissimo sulla carta - emissioni zero - ma tutto da costruire.

Case green, auto green, infrastrutture green: tutto giustissimo, ma chi paga? Servono trilioni di euro che nessuno vuole mettere. La Germania, casa della von der Leyen, al solo parlare di eurobond si fa venire crisi di panico nonostante un'economia in crisi. I Paesi del nord neanche a dirlo. E allora si giochicchia, si traccheggia, si manda la palla un po' più avanti.

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Ma attenzione, perché "non l'hanno sentito arrivare" e invece Draghi alla fine è arrivato. Il suo discorso a Bruxelles è programmatico e pragmatico: nuova politica industriale, un nuovo patto tra nazioni per ridare vigore a un continente spompato. Se le cose dovessero rimanere invariate, tra cinque anni ci ritroveremo con un'Europa avvilita, schiacciata tra Usa e Cina e probabile terreno di scontro e perfino di qualche guerra.

Draghi ha scandito le sue idee facendo capire che non si tratta soltanto del parere di un autorevole uomo delle istituzioni, ma di un pretendente a un trono che gli verrebbe assegnato a coronamento di una carriera senza precedenti. D'altronde, chi meglio dell'uomo che ha salvato l'euro con il suo celeberrimo bazooka potrebbe ora salvare l'Europa?

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Il discorso di Bruxelles ricorda tanto l'autocandidatura al Quirinale, quando Draghi pregustava già la sua salita al Colle. All'epoca i suoi sogni si infransero contro lo scoglio della realpolitik. Oggi però ci sono tutte le condizioni per arrivare a un esito diverso. Mario Draghi alla guida della Commissione: un grande trionfo per l'Italia (che rinuncerebbe a un commissario pesante come è stato Paolo Gentiloni all'economia e come sarebbe stato Raffaele Fitto) e un riequilibrio dei poteri dopo dieci anni a trazione tedesca e nordica (Jean-Claude Juncker era lussemburghese).

I tempi sono maturi e il nome di Draghi è quello giusto, perché gode del sostegno incondizionato della maggioranza. Giorgia Meloni fu all'opposizione durante il suo governo, ma oggi non potrebbe dire di no di fronte all'ex governatore di Bankitalia. E Lega e Forza Italia, che di quell'esecutivo fecero parte, non potrebbero rischiare una figuraccia madornale. E l'Europa potrebbe finalmente ritrovare quella compattezza e quella comunione d'intenti che oggi mancano sempre più. Un Vecchio Continente timido e impaurito non conviene più a nessuno. Draghi è l'uomo giusto per la rinascita.






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