In difficoltà il Pd, avanzata M5s. Italia definitivamente tripolare - Affaritaliani.it

Politica

In difficoltà il Pd, avanzata M5s. Italia definitivamente tripolare

Analisi del voto amministrativo: in difficoltà il Pd, avanzata dei 5 Stelle, la Meloni nuova leader del centrodestra. L'Italia è definitivamente tripolare

di Giuseppe Vatinno

Qualche anno fa, Rutelli, Fini e Casini si misero a fare il “Terzo Polo” che, nei loro piani doveva essere un polo centrista equidistante tra centro - sinistra e centro - destra; ora il Terzo Polo ce l’abbiamo e non sappiamo dove sia collocato politicamente: è il M5S.

L’Italia dunque entra nella repubblica 2.1 in attesa di quella 3.0 che dovrebbe essere partorita dal referendum ottobrino. Il quadro quasi definitivo che ci consegna questa prima tornata elettorale in attesa del ballottaggio è una pittura più impressionista che cubista nel senso che i dati non disegnano forme geometriche certe o disposizioni omogenee quanto piuttosto un continuo e variegato sfumare di composizioni cromatiche.

Facciamo dunque un paio di considerazioni.

La prima è che evidente il successo del M5S a Roma e a Torino, ma è altrettanto evidente che a Napoli, Bologna e Milano così non è. Il motivo è diverso in ogni realtà. A Roma il M5S va a cogliere tutto il voto non solo di frange di protesta fisiologicamente sempre presenti, ma anche e soprattutto quello di tanti cittadini sfiniti da anni di malapolitica, inciuci, ruberie, consorterie e chi più ne ha più ne metta. A Torino probabilmente il M5S raccoglie voti di protesta antagonista strutturati soprattutto sull’opposizione alla Tav e alle politiche personalmente portate avanti da Fassino.

Ma perché il M5S in altre città invece è rimasto al palo?

A Milano la partita si gioca tra due candidati quasi identici, Sala e Parisi (a volte si confondono tra loro) perché Milano è una città alla fine molto concreta e del “fare” e se sa vedere (e premiare) a volte un’alterità costruttiva come fu la volta scorsa per Pisapia, non è in genere incline ad avventure che mettano a rischio il tessuto economico – finanziario della città come poteva avvenire con un Cinque Stelle.

A Napoli invece il motivo del non successo del M5S sta tutto nel concorrente, e cioè quel Luigi De Magistris, ex – arancione, che è una sorta di “grillino” ante – litteram e che quindi gli capta tutto l’elettorato.

De Magistris ha ora la possibilità di presentarsi come leader nazionale della sinistra antagonista anti – Renzi dopo che l’occasione gli sfuggì a suo tempo con Italia dei Valori.

A Bologna invece è troppo forte la presenza rossa e strutturata del Pd per lasciare libero il campo al M5S. Un’ altra considerazione riguarda l’impatto che questa tornata politica dopo il ballottaggio potrà avere sul referendum voluto da Renzi ad ottobre.

Il Pd tiene ma mostra anche segni di arretramento strutturale certo (dopo il 40% delle europee) con pericolose crepe nemmeno tanto nascoste.

A parte il crollo previsto a Roma (dove però raggiunge il ballottaggio), i problemi sono a Torino dove il M5S si è fatto troppo vicino e soprattutto a Napoli dove perde la città per la seconda volta di fila con l’improbabile candidata Valente e senza più una classe dirigente locale.

L’impero renziano vacilla e siccome è una grande impero (seppur costruito a tavolino in un tempo brevissimo) i calcinacci e la polvere si vedono da lontano.Se Renzi non sarà capace di recuperare una politica convincente in diversi campi, tra cui lavoro, economia, ambiente, facendo dimenticare anche gli scandali di Banca Etruria e del petrolio della Basilicata, il referendum è a rischio.

La terza considerazione riguarda invece il centro – destra. Come è del tutto evidente la battaglia finale si è giocata a Roma che così ha assunto un ruolo fondamentale: nella Capitale il cdx ha voluto perdere presentandosi diviso in due candidati: la Meloni e Marchini.

La Meloni si è dimostrata una candidata coraggiosa (occorre dargliene pieno riconoscimento): incinta e con una divisione politica in corso e scesa in campo sfiorando il miracolo del ballottaggio.

Se Berlusconi non avesse deciso di puntare su un candidato perdente come Marchini adesso il cdx sarebbe al ballottaggio; la Meloni, a tal proposito, ha detto che si tratta di un aiuto a Renzi e tutto è possibile. Oltretutto, Storace, appoggiando Marchini “calce e martello” ha visto evaporare il consenso del suo movimento ad un effimero 0.63%.

Ora Meloni con il buon risultato ottenuto si è candidata naturalmente come leader del cdx mettendo nell’angolo un deludente Salvini (a Roma al 2% dopo una fallimentare gestione di Volpi e la timida gestione di Centinaio) che pensava, viceversa, di aver messo nel sacco sia lei che Berlusconi.

Un discorso a parte poi va fatto su Marchini che doveva fare sfracelli e non ha combinato nulla; anzi, a conti fatti ha preso un misero 10.97% e cioè poco più di quel 9.48% del 2013 in cui si presentava da solo. In una patetica intervista odierna Marchini ha detto che “la gente non ha capito il nostro progetto civico”; più probabile che la gente invece abbia capito benissimo che dopo aver tambureggiato sulla indipendenza del suo movimento dai partiti si sia alleato con Forza Italia e con un Bertolaso che aveva insultato fino a poche ore prima.

Oltretutto questo risultato è la fine politica per Marchini non solo a livello comunale ma anche a quello nazionale, sconfitto nettamente sempre dalla Meloni vera vincitrice nella competizione interna nel cdx. I romani non hanno gradito che Marchini li prendesse in giro con Ferrari nascoste negli autogrill del raccordo e utilitarie utilizzate fantozzianamente in città; oltretutto, la campagna elettorale è stata lenta e mal gestita dal suo “braccio destro” Alessandro Marchini, che con il suo comportamento spesso rissoso e non solo verbalmente (cfr http://www.affaritaliani.it/roma/alessandro-onorato-ecco-chi-il-delfino-di-marchini-416669.html) ha determinando la sonora sconfitta del progetto.

Per quanto poi riguarda le sinistre e cioè Fassina a Roma e Airaudo a Torino il risultato è deludente ma credo fisiologico e va a coprire un’area antagonista più o meno stabilizzata su quella cifra; più che altro a Roma Fassina ha fatto perdere Giachetti come del resto Berlusconi ha fatto perdere la Meloni.

Ora partono i giochi per i ballottaggi che sono una partita del tutto nuova; infatti ai ballottaggi si spostano grandi masse di voti che possono a volte ribaltare completamente i risultati precedenti.