Politica
La Raggi dà buca a Calenda sulla pelle dei romani
Il tavolo sulle imprese a rischio per il comportamento della sindaca
I Cinque Stelle hanno un modo tutto loro di intendere il senso degli impegni istituzionali e non.
Ne è riprova l’ultima “incomprensione” tra il ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda e la sindaca di Roma Virginia Raggi.
I fatti si riferiscono alla nota fuga delle aziende da Roma e dal suo comune; una situazione che incide pesantemente sulla economia e sul benessere dei cittadini romani.
Questa situazione è divenuta particolarmente evidente da quando la Raggi è divenuta sindaca della Capitale e non accenna a migliorare.
In questa ottica il ministro Calenda si era offerto di costituire un “tavolo” per discutere con il Comune di Roma della situazione e, eventualmente, concordare azioni comuni per migliorare la situazione.
La Raggi, dopo aver latitato per mesi su questi temi ha -come suo solito- reagito positivamente dicendo di essere disposta a incontrare il ministro e poi, -sempre come suo solito- è scomparsa repentinamente e in modo imbarazzante non rispondendo alle telefonate di un ministro della Repubblica e -di fatto -negandosi. Quando Calenda ha stigmatizzato il suo comportamento la Sindaca -sempre come al solito- è improvvisamente ricomparsa dicendo che lei c’è ed è sempre pronta a discutere di questi argomenti al che il ministro -giustamente- ha detto che se non vedrà risultati concreti e tangibili farà saltare il tavolo.
Queste le sue risentite parole:
"Sono passati dieci giorni, la sindaca Raggi l'ho chiamata tre giorni fa, non mi ha risposto e ancora sto aspettando che mi richiami. Se entro lunedì non ho conferme io sconvoco il tavolo perché parlare di Roma senza il sindaco sarebbe naif. Se non mi risponde che devo fare, mandare un telegramma?".
Intanto c’è da dire che la vicenda è classicamente Cinque Stelle style e cioè un misto di pressapochismo, indecisione e anche maleducazione istituzionale.
Ma quello che lascia allibiti è che questo comportamento sia giuocato sulla pelle dei cittadini romani, provati da quasi un decennio di crisi che non accenna affatto a diminuire.