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Politica
La schizofrenia di De Benedetti: affossa la Sx e dimentica la propria storia

De Benedetti indica la Sinistra responsabile del fallimento dell'Italia, ma è lo stesso che anni fa si è autonominato la tessera numero uno del Pd? 

Ma il Carlo De Benedetti gradito ospite di Lilli Gruber su La 7 per presentare la sua ultima fatica editoriale “Radicalità, il cambiamento che serve all’Italia”, libriccino di 140 pagine graziosamente editatogli da Solferino di Urbano Cairo, è lo stesso che è stato per decenni il padrone del gruppo Espresso-Repubblica, di cui ha fatto e disfatto, col socio e partner Eugenio Scalfari, carriere, programmi, organigrammi e accordi della politica italiana autonominandosi la tessera numero uno del Pd?

L’autore del libro demolisce senza pietà la sinistra politica e sindacale indicandola come la responsabile del sostanziale fallimento dell’Italia. Ma lui che è stato per anni di fatto il capo occulto di quella sinistra, se ne chiama fuori, come un marziano, guardandosi bene dal fare il benché minimo cenno di autocritica sul ruolo del suo giornale-partito (come lo definì con disprezzo e coraggio “il matto” Francesco Cossiga) o sulla personale economia di relazione coltivata con profitto per decenni, in forza della sua capacità e del suo peso lobbistico-editoriale. Unica e imbarazzante rivelazione la visita dell’ex presidente della Autorità Nazionale Anticorruzione e ora procuratore della Repubblica di Perugia: “Tempo fa è venuto a cena da me Raffaele Cantone... Parlavamo dell’abolizione del contante…”.

Pars destruens e pars construens dell’Ingegnere, che radica il suo progetto di cambiamento in due punti: la salvezza del pianeta e la dignità del lavoro, proponendo una patrimoniale per i ricchi (ma lui risiede in Svizzera e abita a Montecarlo) e la sospensione del consumo di suolo. Mentre ricorda di aver regalato dieci anni fa, con gesto davvero unico, tra i pacchi imprenditori italiani, il suo impero editoriale cartaceo in disfacimento sotto i colpi di Internet ai suoi due figli, Rodolfo e Marco (che non ci pensarono un attimo a mollarlo ad Elkann e agli Agnelli garantendosi una ricca vecchiaia). E inganna il tempo nell'attesa della Radicalità occupandosi di una fondazione a favore di disabili psichici e "del mio giornale, il Domani”. Prosit.

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