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Politica

Pd, Landini pronto a fare il segretario o a candidarsi premier. Il Mélenchon della Via Emilia che unisce Schlein e Conte

Il segnale? L'uscita dell'autobiografia del segretario della CGIL

Di Alberto Maggi

Il 13 maggio è arrivata nelle librerie e su Amazon l’autobiografia del segretario generale della CGIL Maurizio Landini 'Un’altra storia' 


Nulla accade per caso. Nulla. Specialmente in politica e soprattutto nella tradizione comunista, che poi è diventata negli anni - dopo la caduta del Muro di Berlino e dell'Unione Sovietica - Pds, Ds e oggi Partito Democratico. Chi nella sinistra italiana ha militato tutta la vita, anche con ruoli di primissimo piano, spiega senza troppi giri di parole che "l’uscita dell’autobiografia di Landini è un segnale politico perché nella tradizione comunista si scrivono le autobiografie o se sei già segretario o se vuoi diventarlo".

E il 13 maggio, martedì, due giorni fa, è arrivata nelle librerie, e naturalmente sul tanto vituperato capitalista-yankee Amazon (al prezzo scontatissimo di 10,99 euro), l’autobiografia del segretario generale della CGIL Maurizio Landini 'Un’altra storia' (Piemme), una sorta di richiamo all’impegno, alla partecipazione e alla condivisione collettiva.

“C’è un filo rosso che lega tutta la mia esperienza. Questo filo rosso è la centralità del rapporto con le persone. La volontà e la capacità di ascoltarle. Siamo di fronte a un passaggio d’epoca. La democrazia è a rischio nel nostro Paese se non si combattono la disoccupazione e la precarietà se non si riconosce pieno valore alle persone che lavorano. Quando si è poveri anche lavorando vuol dire che è il momento della giustizia sociale”, ha spiegato Landini a poche settimane dai referendum abrogativi dell'8 e 9 giugno su lavoro e cittadinanza.
 


La copertina

Il libro è un racconto intimo tra ricordi e aneddoti. La vita con la famiglia e gli amici a San Polo d’Enza, l’amore per la moglie, la passione per il calcio, gli studi abbandonati a malincuore, il lavoro come metalmeccanico, le prime esperienze sindacali a Reggio Emilia e Bologna, la scoperta di un impegno che lo porterà prima a dirigere la Fiom e poi a diventare segretario generale della Cgil.

Svolte professionali ed esistenziali che si intrecciano alla storia degli ultimi quarant'anni del nostro Paese. Attenzione particolare viene riservata alle ferite sociali che ancora sanguinano e che devono essere rimarginate: la dignità del lavoro, affermata nel dopoguerra e nella seconda metà del Novecento e “negata nell'ultimo ventennio a colpi di leggi sbagliate, che le iniziative referendarie propongono di correggere e riformare profondamente”.

"Uno dei motivi che mi hanno spinto a raccontare la mia esperienza di vita e di lotta, è che vedo tra le giovani generazioni una straordinaria domanda di libertà”, spiega Maurizio Landini. “Una domanda di libertà e di realizzazione che non può essere delegata ad altri o rinviata a un futuro lontano, ma che si costruisce giorno per giorno, a partire dalla lotta per cambiare le condizioni di lavoro e superare la precarietà”.

Fin qua le parole del leader del principale sindacato italiano. Poi c'è la chiave politica che è abbastanza evidente a chi mastica politica da decenni, soprattutto nel mondo comunista e della sinistra. E' del tutto evidente che all'interno del Partito Democratico sia in atto una sfida, se non una vera lotta, tra la segretaria Elly Schlein e i suoi fedelissimi, che sostengono tutti i referendum di giugno e che sono critici verso il piano di riarmo Ue inseguendo in qualche modo il Movimento 5 Stelle e Giuseppe Conte, e la minoranza (sempre più folta) guidata da Lorenzo Guerini e da molti altri big del partito come Giorgio Gori, con alcuni ancora indecisi come ad esempio Stefano Bonaccini, che difendono il Jobs Act (e non voteranno SI' ai due principali referendum sul lavoro) che sostengono pienamente le istituzioni Ue e che non hanno alcuna intenzione di rincorrere i pentastellati.

Il punto chiave - spiegano fonti Dem - è che se si arrivasse a una rottura e a una scissione all'interno del principale partito di opposizione, a seguito della quasi certa sconfitta ai referendum con un quorum flop e magari a un esito delle elezioni regionali non così brillante come sperato, quel 4 a 1 che auspica Schlein (Valle d'Aosta esclusa), a sinistra accadrebbe una vera e propria rivoluzione. I moderati, riformisti e liberali Dem potrebbero migrare verso il centro di Azione e Carlo Calenda ma anche Elly verrebbe messa in discussione per aver portato il Pd alla scissione e a risultati nelle urne non particolarmente brillante con un Centrosinistra lacerato di fronte a una maggioranza di Centrodestra, che nonostante le palesi divisioni non solo sulla politica estera, comunque trova sempre la quadra per restare unita.

Ed ecco che a valle di questo terremoto politico potrebbe spuntare proprio Landini come rifondatore di un nuovo Pd (vedremo se si chiamerà ancora così), come leader di sinistra vera con la S maiuscola che torna alle lotte sindacali e quasi di classe (per usare un gergo da Anni '70-'80). E l'autobiografia 'Un’altra storia', anche se non è certo una prova di questo disegno del leader della CGIL, è quantomeno un indizio. O forse anche più di un semplice indizio. 

In definitiva Landini può anche essere il punto di incontro Schlein/Conte, se l'ex premier e leader del M5S non dovesse accettare lei come candidata premier alle prossime elezioni politiche. E a sinistra qualcuno già parla del Jean-Luc Mélenchon della Via Emilia.

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