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Politica
M5s, Conte sempre più debole. Dualismo Raggi-Di Maio per il dopo

M5s e quel tormentone su Conte: “Mangerà la colomba pasquale?"

“Arriverà a mangiare il panettone?”. Fino a qualche tempo fa era questa la scommessa tra il serio e il faceto che si sentiva fare nei capannelli alla Camera tra gli eletti Cinque stelle sulla tenuta del nuovo capo politico Giuseppe Conte. Persa questa commessa - calendario alla mano, il Natale è ormai alle porte –, ne è subito partita un’altra. Il nuovo tormentone è: “Arriverà a mangiare la colomba?”. Insomma, nel Movimento regnano delusione e sfiducia nei confronti del leader. Nessuno esplicitamente parla di un capo che ha le ore contate, ma il senso dei ragionamenti è proprio questo. “Basta guardare i sondaggi per rendersi conto della situazione in cui stiamo – si sfoga col nostro giornale un parlamentare di lungo corso -. D’accordo, è vero che occorre tempo e che Conte è in sella da pochi mesi, ma già questi gli sono bastati per inanellare tutta una serie di gravi errori”. A molti nel corpaccione del M5s non è andato giù, tanto per cominciare, il diktat sulle ospitate ai tg solo per i vicepresidenti. “E poi c’è la vicenda Rai – continua il deputato – che è stata gestita malissimo. Altro che in maniera corale”. Per tacere, “dell’intervista odierna, poi smentita, di Rocco Casalino. Lui è un dipendente dei gruppi. Non lo dimentichi”.

Insomma, di brace che arde sotto la cenere ce n’è parecchia. Gli stessi vicepresidenti penstastellati sono finiti nel mirino di una parte dei parlamentari. C'è chi non si tiene e con Affari dà fiato alle trombe: “Prendiamo ad esempio, Riccardo Ricciardi e Michele Gubitosa: per carità avranno da lavorare con Conte, ma nel relazionarsi col gruppo sono praticamente inesistenti. Se Gubitosa lo si vede sui divanetti, Ricciardi, che prima era molto presente alla Camera, ora latita”.  

Per qualcuno, “sembra quasi un deja-vu. Come se non fossimo mai usciti dalla fase della reggenza Crimi”. E il malcontento monta.  A maggior ragione con le prossime decisioni da prendere. Entro lunedì ci sarà sulla piattaforma il voto di ratifica dei cinque vicepresidenti, oltre che sulla vexata quaestio, almeno in casa pentastellata, del 2 per mille ai partiti. Tant’è che da fuori Alessandro Di Battista non ha perso tempo a cannoneggiare sui suoi ex compagni di viaggio. “Ma fosse solo questo – aggiunge un altro eletto –. Prima o poi bisognerà pure completare l’architettura del Movimento con le nomine dei comitati tematici e territoriali o no?”. Questa sì che sarà un’altra gatta da pelare per Conte: “La fila degli scontenti è destinata ad allungarsi – profetizza -. Ma attenzione: anche tra i ‘fortunati’ prescelti quando sui territori toccherà loro l’ingrato compito magari di dare pagelle. Chi ne sosterrebbe una eventuale ricandidatura?”.

M5s, per Conte la partita del Quirinale sarà il vero spartiacque

Il vero campo minato su cui si muove l’avvocato del popolo, però, è il Quirinale. E’ questa la partita in cui si gioca tutto: “Non a caso è ancora molto prudente, ma la strategia che metterà in campo sarà un punto di non ritorno”. In che senso? “Beh, se indicherà un nome e su quel nome solo una ventina di parlamentari lo seguiranno, dovrà trarne le conseguenze…”.
Ed ecco che ritorna il tormentone della colomba pasquale. Il Movimento si proietta avanti. Nella margherita dei papabili leader pentastellati, a ben vedere ci sarebbe già Virginia Raggi, se non deciderà di mollare gli ormeggi e seguire Di Battista che pure la corteggia. “Una cosa è sicura – spiffera un insider – lei non è tipa che vuole restare defilata”. Se a questo si aggiunge il protagonismo del ministro degli Esteri Luigi Di Maio, è chiaro che se ne vedranno delle belle.
Insomma, quanto a futuribili capi i Cinque stelle sembrano avere le spalle coperte, bisogna vedere se in questo bailame non sarà proprio Movimento l’agnello sacrificale...

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