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Politica
M5s, Dibba e la paura di Conte. Che cosa c'è dietro il no alla candidatura
Alessandro Di Battista

Elezioni politiche 2022, Alessandro Di Battista dice no a Conte: che cosa c'è dietro 

Dopo la clamorosa decisione di non presentarsi alle Parlamentarie cosa sta combinando Alessandro Di Battista? Tutti davano per certo che alla fine sarebbe tornato a casa e Giuseppe Conte e soprattutto Beppe Grillo lo avrebbero accolto, come si suol dire, a braccia aperte, da figliuol prodigo, ma così non è stato. L’ex deputato ha avuto parole di stima solo per Conte mentre ha definito Beppe Grillo “padre padrone” e ha detto che non vuole stare sotto di lui. Ma allora cosa vuole veramente fare da grande Alessandro?

Dopo la rinuncia a candidarsi, nell’ormai famoso video registrato nell’auto, ha detto che vuole fare politica da fuori il Parlamento con una associazione o qualcosa di simile. Finora l’ex deputato ha giocato logicamente le sue carte. La difficoltà di costruire o ricostruire un Movimento è enorme, anche se si ha un fortissimo seguito nella base, come è il suo caso.

Ne sa qualcosa chi ha tentato di farlo a cominciare da Gianfranco Fini che da quando ha rotto con Berlusconi ha avuto solo guai. Quindi ha tentato di rientrare nei Cinque Stelle. Quella sembrava la soluzione più logica, ma poi è andata male.

Conte gli ha detto che poteva tornare (ed oggi l’ha ribadito) ma doveva sapere che avrebbe trovato un partito cambiato, con regole stringenti e ruoli da rispettare. Cioè il messaggio è stato: il capo sono io e poi c’è pure Grillo. Insomma Conte ha paura che Di Battista possa diventare il capo politico de facto e soffiargli il Movimento come lui ha fatto con Luigi Di Maio. Ora l’unica soluzione sarebbe quella di fare un “suo” Movimento, che ieri ho chiamato scherzosamente “Sette Stelle” segnando l’entrata anche della coppia Casaleggio, Enrica e Davide (tra l’altro presto sposi).

I Casaleggio hanno pubblicato proprio un anno fa “Manifesto ControVento” che è un vero e proprio programma politico, tra l’altro con l’utilizzo della nuova piattaforma Camelot al posto di Rousseau. Se questo progetto decollasse si riporterebbero in auge tutti i valori primigeni del movimento, quello che ha fatto il 35% alle scorse elezioni politiche del 2018 per intenderci, quello che ha sbancato Montecitorio e Palazzo Madama.

Al posto di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio ci sarebbero Alessandro Di Battista e Davide Casaleggio. Al posto di Rousseau ci sarebbe Camelot. Al posto di Paola Taverna ci sarebbe Enrica Sabatini e sia l’estetica che l’eloquio ne guadagnerebbero molto.

Certo, come ho scritto anche ieri, i tempi sarebbero lunghi proprio perché non ci si è voluto pensare per tempo, nonostante le molte sollecitazioni arrivate. Non ci sono i tempi tecnici per partecipare alla prossima competizione elettorale. Ma già si potrebbe iniziare.

Sentito a riguardo Alessandro Di Battista ha smentito che ci sia un suo interesse in questa direzione. E questo è veramente incomprensibile. L’unica spiegazione razionale è che pensa che ci siano ancora spazi per trattare con Conte un suo rientro? Dopo la vicenda Calenda tutto è possibile.

Invece non crediamo affatto in una sua opposizione al “sistema” dall’esterno, extraparlamentare come lui dice di voler fare. Come ad esempio, sosterrebbe le sue iniziative contro il franco francese in Africa? O il suo anti - atlantismo o il suo appoggio al popolo palestinese? Pensa di farlo dal comitato di quartiere del Laurentino 38?

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