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Politica
M5s, Presutto: "Si stanno rinnegando i padri del Movimento"
Vincenzo Presutto.

M5s, Vincenzo Presutto: “Il 2 per mille? Rispetto il voto, ma resto contrario. Avrà implicazioni serie”

Anche se la maggioranza degli iscritti si è pronunciata a favore del 2 per mille, tra gli eletti del Movimento cinque stelle sono diversi ad aver dichiarato apertis verbis la loro contrarietà. Tra questi c’è per esempio il senatore M5s Vincenzo Presutto. Napoletano, cresciuto politicamente nei meetup cittadini, intervistato da Affaritaliani.it, dice subito di “rispettare la volontà della base”, ma di aver votato “convintamente” contro questo tipo di finanziamento ai partiti. “Diro di più - aggiunge -: la mia preoccupazione è che le implicazioni di questo voto possano essere serie e severe”.

Senatore, che cosa vuole dire?
Premetto che rispetto il voto online, che è sempre espressione della volontà degli iscritti. Dopodiché è inutile negare che le implicazioni di questo voto sono preoccupanti perché viene meno un elemento identitario del Movimento, quello che ne ha decretato il successo. E’ stato toccato un pilastro e cioè tenere i soldi pubblici lontano dalla politica. Il M5s si è affermato proprio su questo criterio e ha dimostrato ai cittadini che si può fare politica senza dispendio di denaro.

E’ vero pure che senza soldi diventa complicata l’azione politica.
Sul 2 per mille la narrazione è stata sbagliata. Si parla genericamente di soldi dei cittadini, ma sono le tasse dei cittadini. Non stiamo parlando di una donazione liberale per una buona causa, ma di denaro pubblico che viene tolto allo Stato e dirottato ai partiti. Diciamo le cose come stanno.

Le dica.
E’ stato un modo per bypassare il finanziamento pubblico ai partiti.

Se è per questo il Movimento - c’era il governo Letta - votò contro la legge che istituiva il 2 per mille. Non è così?
E’ proprio così. Votammo tutti contro. Da Di Maio allo stesso Vito Crimi che oggi difende l’adesione a questo finanziamento.

Neppure Grillo però si è fatto sentire al riguardo.
Non ha senso tirare in ballo Beppe. La verità è che si stanno rinnegando i padri putativi del Movimento. E’ successo con Rousseau – e Rousseau era Gianroberto Casaleggio – e ora si sta facendo lo stesso con Grillo.

Quando lei parla di implicazioni severe pensa alle prossime elezioni politiche?
Non c’è dubbio che un termometro saranno le elezioni. Perché se alla gente, in fin dei conti, interessa davvero poco delle restituzioni, il discorso cambia quando c’è di mezzo il denaro pubblico. E questo per noi è sempre stato un elemento valoriale che ha quasi sostituito l’ideologia classica dei partiti tradizionali. Quando si toglie un pilastro portante a un edificio cresciuto bene in così poco tempo come il M5s, gli effetti in termini di consenso potrebbero riservare qualche sorpresa. Negativa e non positiva.

E’ quello che teme?
La mia preoccupazione è anche sul risultato in termini di gradimento elettorale di un Movimento che già non sta crescendo. E mi chiedo perché dovrebbe crescere con qualche sede in più. Per caso, al 33 per cento ci siamo arrivati con le sedi territoriali?

Sta dicendo che non servono le sedi?
L’immaterialità dei luoghi è sempre stato il nostro punto di forza, era la vera libertà. Un conto sono la sede a livello nazionale, come riferimento legale, e quelle territoriali, come punto informativo, un altro sono le sedi di rappresentanza, delle quali il M5s non ha bisogno.

Intanto, Di Battista continua il suo tour per l’Italia e non è escluso si faccia un suo movimento. Lei è tentato dall’idea di lasciare il M5s?
Io sono estremamente convinto di restare nel M5s perché credo nel Movimento e nei suoi valori. Mi limito ad esprimere liberamente il mio pensiero. Tutto qui. Dopodiché il mio interrogativo è un altro.

Quale?
Come fare ad unire tutte queste energie nello stesso contenitore.

Un po’ sulla linea di Virginia Raggi che stima Conte ma dice anche che Di Battista va ascoltato.
Assolutamente sì. Sono per una riunificazione. E sono pure ottimista sul futuro perché il Movimento nasce su un’idea, quella di Grillo e Casaleggio, che è vincente. A renderla tale sono proprio i valori identitari che pertanto non dovrebbero essere smantellati.

Sarà un’idea vincente, ma non collima con il nuovo corso del Movimento targato Conte. Come la mettiamo?
Conte sta adottando dei modelli che, se pur più leggeri, sono simili a quelli degli altri partiti. Noi però non abbiamo la storia delle altre formazioni politiche tradizionali. Di una cosa sono sicuro: il presidente non potrà non tenere conto di quell’idea da cui è nato lo stesso Movimento e cioè la necessità di colmare la distanza tra i cittadini e la politica. Una necessità che non si arresterà.

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