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Politica
M5S verso la scissione. Terremoto sul governo

Il bivio, l'ennesimo, all'orizzonte. Con l'opzione scissione tornata improvvisamente d'attualita'. Il Movimento 5 Stelle si avvia ad un nuovo, duro, redde rationem in un'assemblea congiunta dei gruppi di Camera e Senato convocata, in via straordinaria, domenica pomeriggio. Un'assemblea dove saranno presenti tutti e 4 i ministri del Movimento: sono loro i principali imputati di un'intesa sulla giustizia che, tra i Cinque Stelle, continua a non piacere. E il convitato di pietra sara' Giuseppe Conte. E' lui, in queste ore, a muovere le fila dei tanti che si sono scagliati contro l'intesa sul testo Cartabia.

Un testo che, comunque vada la riunione, difficilmente sara' votato da tutti i parlamentari del Movimento. Dopo un'ondata di attacchi sui social, la trincea dei "contras" al testo Cartabia e' tornata al silenzio. Le ore che precedono la riunione sono, soprattutto, ore di contatti discreti tra i "big" per cercare di tenere le fila di un gruppo parlamentare ormai lacerato. La nuova crisi interna sul fronte giustizia riporta in auge chi punta, al piu' presto, alla leadership di Conte. E galvanizza chi, nel Movimento, pensa che una diarchia tra l'ex premier e Beppe Grillo non sia possibile. La telefonata tra il Garante a Mario Draghi non e' mai stata confermata a Palazzo Chigi ma, dopo la rivelazione de ilfattoquotidiano.it, diverse fonti del Movimento dicono che c'e' stata. Con una duplice conseguenza: da un lato l'impronta di Grillo riporta il Garante nel mirino di chi vuole liberarsi dalla sua presenza; dall'altro blinda un'intesa che, se avesse avuto solo il marchio dei 4 ministri del M5S, sarebbe stata ancora piu' fragile.

All'assemblea tocchera' a Luigi Di Maio, Stefano Patuanelli, Fabiana Dadone e Federico D'Inca' provare a sfoderare una convincente tesi difensiva, di fronte ad una truppa di parlamentari che da tempo contesta ai membri del governo di essere spesso all'oscuro dei provvedimenti. Ma, nel corso della riunione, spiegano fonti del Movimento, emergera' in maniera forte anche la voce di chi vuole al piu' presto la leadership di Conte. "Non c'e' una guida, non c'e' una linea. La colpa non e' dei ministri, ma ora bisogna chiudere la partita con Conte leader", spiega un parlamentare di primo piano. C'e' un dato a preoccupare ulteriormente i vertici: la tempesta sulla riforma Cartabia ha rallentato il lavoro - che nel weekend sarebbe dovuto entrare nel vivo - dei sette saggi sullo Statuto e, soprattutto, sulla ricucitura tra Grillo e Conte. Facendo emergere, una volta di piu', la diversa visione della permanenza del governo che hanno i filo-Grillo e i contiani. Per i governisti, sulla giustizia si e' fatto il possibile visto che il M5S aveva contro tutti i suoi alleati.

Per chi e' entrato nell'esecutivo tra mille sospetti e' invece l'ennesima prova dello smantellamento di quanto fatto dai Cinque Stelle nei due governi precedenti. "Non votero' mai la schifezza incostituzionale sulla prescrizione portata avanti dalla Cartabia. La linea del Movimento e' stata tradita", attacca la deputata Giulia Sarti. E l'asse tra Matteo Renzi e Matteo Salvini contro il reddito di cittadinanza ("non crea lavoro ma problemi", attacca in mattinata il leader della Lega) irrigidisce ancora di piu' le posizioni dei "duri e puri". Comunque vada, dalla prossima settimana, lo spazio di manovra (e di mediazione) dei ministri del M5S risultera' ridotto: tra i parlamentari Cinque Stelle, anche tra chi non vuole uscire dall'esecutivo, la parola d'ordine e' "far contare di piu' i numeri". Certo, una scissione dei gruppi dimezzerebbe la forza del Movimento, ed e' un elemento che, a chi sta mediando in queste ore, di certo non sfugge. Ma dopo settimane di lacerazioni, attacchi fratricidi e incertezze non c'e' un esito della congiunta davvero prevedibile. Di certo, nelle ore che separano la finale di Wimbledon e la finalissima di Wembley, nel Movimento saranno ancora una volta tuoni e fulmini.

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