Mamdani sindaco di New York, segnale a Trump (indebolito) e all'Italia. Città, giovani e donne votano a sinistra - Affaritaliani.it

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Ultimo aggiornamento: 17:47

Mamdani sindaco di New York, segnale a Trump (indebolito) e all'Italia. Città, giovani e donne votano a sinistra

I sovranisti potrebbero entrare in una fase di revisione. Il voto Usa e le conseguenze

di Alessandro Amadori, politologo e sondaggista

Sta agli attori politici italiani cogliere il segnale e prepararsi a una nuova stagione
 

Le recenti elezioni locali negli Stati Uniti, tenutesi il 4 novembre 2025, hanno restituito un quadro politico sorprendente e potenzialmente indicativo di un cambiamento significativo nell’opinione pubblica americana. In particolare, la vittoria del socialista democratico Zohran Mamdani come sindaco di New York, insieme all’elezione di due governatrici democratiche in Virginia e New Jersey, rappresenta un triplice colpo al trumpismo, che fino a pochi mesi fa sembrava ancora egemone dopo la vittoria presidenziale del 2024.

Dobbiamo desumerne che lo scenario politico americano sta cambiando? La risposta a mio parere è sì, almeno in parte. Queste elezioni locali, pur non coinvolgendo direttamente la figura di Donald Trump, hanno visto i suoi candidati e alleati subire sconfitte piuttosto nette. A New York, Mamdani ha battuto Andrew Cuomo, sostenuto da Trump, con oltre il 50% dei voti. In Virginia e New Jersey, le candidate democratiche Abigail Spanberger e Mikie Sherrill hanno vinto con margini importanti.

Questi risultati indicano una crescente mobilitazione dell’elettorato progressista, soprattutto tra giovani, minoranze e donne. Il messaggio è chiaro: l’America urbana e istruita sta cercando alternative al populismo conservatore, puntando su candidati che parlano di giustizia sociale, diritti civili e inclusione.

Sta allora iniziando la crisi del trumpismo? Non si può ancora parlare di vera e propria crisi, ma certamente di una fase di stallo e di indebolimento. Trump stesso ha attribuito la sconfitta dei suoi candidati all’assenza del suo nome sulla scheda elettorale e allo shutdown federale in corso (ossia alla riduzione delle attività del governo federale, per via del ridimensionamento del budget). Ma questa giustificazione non basta a nascondere il fatto che la sua narrativa politica non sta più galvanizzando l’elettorato come un tempo.

Il trumpismo, fondato su polarizzazione, identità forte e retorica anti-establishment, sembra perdere presa nei contesti locali dove i cittadini chiedono soluzioni concrete e amministratori competenti. Mamdani, con il suo profilo giovane, musulmano e progressista, incarna una nuova generazione di leader che sfida apertamente l’egemonia trumpiana.

Che cosa possono significare questi risultati per l’Italia? Credo se ne possano dedurre almeno tre spunti di riflessione.

Il primo riguarda la forza delle città. Le metropoli continuano a essere laboratori di innovazione politica. Anche in Italia, le grandi città potrebbero tornare a premiare candidati innovativi, capaci di parlare ai giovani e alle periferie. Il secondo rimanda al ruolo delle donne: l’elezione di due governatrici negli USA rafforza il trend globale di leadership femminile. In Italia, dove la rappresentanza femminile è ancora limitata, questo potrebbe stimolare nuove candidature e maggiore attenzione al gender gap.

Il terzo è la crisi dei populismi. Se il trumpismo mostra segni di affaticamento, anche i populismi nostrani potrebbero entrare in una fase di revisione. L’elettorato sembra premiare chi propone visioni inclusive e pragmatiche, piuttosto che chi alimenta paure e divisioni.

In sintesi, le elezioni americane del novembre 2025 non sono solo un test locale, ma anche una sorta di un termometro globale. E il termometro ci dice che il clima sta cambiando. Sta agli attori politici italiani cogliere il segnale e prepararsi a una nuova stagione.

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