Politica
Manovra 'blindata': vertice a Chigi Meloni-Salvini-Tajani-Giorgetti. Esclusivo

Ai primi di ottobre a Chigi vertice Meloni-Salvini-Tajani-Giorgetti. E così è nata la manovra senza emendamenti della maggioranza
Meloni e la strategia per chiudere il patto con i vicepremier e il titolare del Mef
La decisione del Consiglio dei ministri di 'blindare' la Legge di Bilancio per il prossimo anno, come Affaritaliani.it ha scritto per primo, ha generato malumori e mugugni tra i parlamentari di tutti i partiti della maggioranza di Centrodestra, oltre a irritare il Presidente Sergio Mattarella. Ma come nasce questa decisione?
Secondo quanto Affaritaliani.it è in grado di rivelare, la presidente del Consiglio, temendo un terremoto sui mercati finanziari (spread) e l'eventuale bocciatura di Bruxelles, ha convocato ai primi di ottobre un vertice ristretto a Palazzo Chigi con i due vicepremier, Matteo Salvini e Antonio Tajani, e con il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. In quell'occasione la premier ha comunicato la sua decisione di una manovra snella, prudente e soprattutto con un iter che sarebbe dovuto essere il più rapido possibile.
A quel punto, per ottenere il via libera dei due leader dei partiti alleati, Lega e Forza Italia, ha chiesto a Salvini e Tajani quali fossero i punti per loro imprescindibili. Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture ha ottenuto i fondi per far partire entro l'estate del 2024 i lavori per la realizzazione del Ponte sullo Stretto, che non sarà certo una storica battaglia leghista e padana ma che serve a Salvini per cercare di recuperare consensi al Sud in vista delle elezioni europee del prossimo 9 giugno.
Il titolare della Farnesina, invece, ha chiesto e ottenuto un'attenzione particolare alle pensioni minime - da sempre vero e proprio cavallo di battaglia di Silvio Berlusconi -, anche per tentare di conquistare una fetta di elettori-pensionati alle Europee. Da qui nasce anche la penalizzazione per le pensioni medio-alte.
iorgetti, invece, ha chiesto e ottenuto dai leader della maggioranza e dalla premier (che ormai già si era convinta) il via libera alla ratifica del Mes, che magari non sarà entro fine ottobre ma che certamente avverrà in Parlamento in tempi non troppo lunghi. Per il ministro dell'Economia l'ok al Mes è fondamentale per trattare a Bruxelles sulla manovra e soprattutto sullo sforamento del deficit-Pil nel 2024.
Meloni così ha portato a casa una manovra "prudente" che aiuta le fasce più deboli della popolazione e che avrà un via libera rapido in Parlamento senza arrivare come sempre all'ok tra Natale e Capodanno. E il malumore di deputati e senatori della maggioranza? Passerà, ai capi si obbedisce. Punto. E l'irritazione di Mattarella? "Non è obbligatorio presentare emendamenti, ci saranno quelli delle opposizioni con discussione in Commissione. Tanto poi in Aula via libera con la fiducia", spiega un deputato di lungo corso di Fratelli d'Italia.