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Manovra, governo in alto mare. Ennesima fumata grigia. Il rigore (imposto dalla Ue) di Meloni e Giorgetti divide la maggioranza
Palazzo Chigi getta acqua sul fuoco, ma le divisioni restano. Inside

Meloni ha dovuto alzare parecchie volte la voce. Vertice di maggioranza teso e non risolutivo sulle modifiche alla Legge di Bilancio
Doveva essere il vertice decisivo sulla Legge di Bilancio. O meglio, sulle modifiche da apportare in Parlamento - con un maxi-emendamento al Senato della maggioranza - al testo della manovra licenziato dal Consiglio dei ministri. E invece è stata l'ennesima fumata nera. Le parole di circostanza usate dal vicepremier e ministro degli Esteri, dopo il summit a Palazzo Chigi, sono eloquenti: "C'è ancora lavoro da fare, si va nella giusta direzione". Traduzione: non è stato trovato alcun accordo. Tutto ancora in alto mare a poco più di un mese dalla scadenza del 31 dicembre per evitare l'esercizio provvisorio.
Solo alle 18.33, ore dopo la fine del vertice, è arrivato uno scarno comunicato dalla presidenza del Consiglio: "Nel corso della riunione di maggioranza a Palazzo Chigi sul Ddl Bilancio - che si è svolta in un clima di grande condivisione (frase di circostanza) - è stata raggiunta un’intesa su alcune questioni ancora aperte. In particolare, si è trovato un accordo sugli affitti brevi, sull’ampliamento dell’esenzione ISEE sulla prima casa, sull’articolo 18 riferito ai dividendi, è stata chiarita la possibilità di compensazione anche per i contributi previdenziali delle imprese, e si è discusso delle misure a favore delle forze dell’ordine. Hanno preso parte all’incontro il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, i Vicepresidenti Antonio Tajani e Matteo Salvini, il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti, il Ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, il Viceministro dell’Economia, Maurizio Leo e i Presidenti dei Gruppi parlamentari di maggioranza del Senato".
L'unico punto sul quale il Centrodestra è d'accordo lo spiega il capogruppo al Senato azzurro Maurizio Gasparri: "Chi ha un appartamento e lo affitta riteniamo che" l'aliquota sulla cedolare secca per le locazioni brevi vada "lasciata al 21%, se poi uno ha un numero maggiore di appartamenti, è un'impresa e quindi ha la tassazione che hanno le imprese", ha detto Gasparri al termine del vertice di maggioranza a Palazzo Chigi sulla Legge di Bilancio.
Poi ha aggiunto: "Siamo tutti d'accordo" sulla necessità di modificare la norma. Una delle ipotesi di cui si sarebbe discusso nella riunione è quella di lasciare l'aliquota invariata al 21% per chi affitta una sola casa, mentre a partire dalla terza si tratterebbe di reddito di impresa. Sul numero di case dal quale scatterebbe l'aliquota al 26%, Gasparri specifica: "C'è chi diceva cinque, chi tre, vedremo. C'è una crescita forte di questa attività, quindi uno che ha tre case da affittare ne ha anche un'altra dove abita, quindi ne ha già quattro. Ora tocca al Mef vedere se le coperture ci sono".
Appunto, il Mef. Lo scoglio è sempre quello. Giancarlo Giorgetti, in piena sintonia con Giorgia Meloni, ieri sera ha esultato per la promozione della manovra da parte della Commissione europea della Legge di Bilancio. Un via libera che segue l'innalzamento del rating di Moody's che potrebbe portare risparmi fino a cinque miliardi di euro sugli interessi del debito pubblico nel 2026 per le casse dello Stato. Ed è qui il punto. Il rigore, la fermezza nel tenere i conti in ordine cozza con le richieste dei partiti. La Lega vuole assolutamente l'ampliamento della rottamazione (che non ci sarà) e chiedere altri soldi alle banche, Forza Italia vuole cancellare l'articolo 18 della manovra sulla tassazione dei dividendi delle holding e togliere l'aumento del 2% dell'Irap per le imprese manifatturiere. La nota di Chigi parla di accordo sui dividendi ma non spiega se l'articolo 18 verrà eliminato o si troverà un compromesso. Unica certezza l'intervento sull'oro sul fronte delle entrate, ma ancora non è quantificabile in termini di entrate per lo Stato.
Non solo gli azzurri, spinti dalla famiglia Berlusconi, si oppongono a qualsiasi nuovo intervento sul mondo del credito ma sono d'accordo con il Carroccio nel chiedere più risorse per le forze dell'ordine in termini di previdenza e assunzioni di personale visto il moltiplicarsi di episodi di violenza urbana da Nord a Sud. Una maionese impazzita di richieste, bloccate dai vincoli Ue sostenuti da Chigi e Via XX Settembre, che stanno mandando in tilt la maggioranza. E che, raccontano fonti qualificate, hanno anche fatto alzare parecchie volte la voce a Meloni durante il vertice. Una soluzione dovrà essere trovata per forza visto che il 15 dicembre massimo la manovra arriverà in aula al Senato. Ma quale e come e i dettagli sono ancora un rebus irrisolto. Si arriverà in Zona Cesarini (peggio degli anni precedenti).
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