Politica
Meloni democristiana (di nuovo) ed equilibrista per non sfasciare il governo sull'Europa. Anteprima
Il nodo dell'intervento in Parlamento per il Consiglio europeo

Giorgia Meloni - Antonio Tajani - Matteo Salvini
Impossibile tenere insieme Forza Italia e Lega in politica estera
Un compito arduo. Difficile. Quasi impossibile. Come potrà Giorgia Meloni mettere insieme la sua spappolata maggioranza sulle comunicazioni in Parlamento la settimana prossima in vista del Consiglio europeo del 21 e 22 marzo?
Questo è l'interrogativo principale in questo momento a Palazzo Chigi e ai piani alti di Fratelli d'Italia, all'indomani del voto al Parlamento europeo che ha visto il Centrodestra completamente diviso in tre sul piano di riarmo di Ursula von der Leyen ma anche sul sostegno all'Ucraina. Certo che le opposizioni sono spaccate e perfino il Pd è lacerato al suo interno, ma al governo c'è il Centrodestra che dovrà esprimere una posizione comune.
Praticamente impossibile visto che Forza Italia sostiene al 100% la presidente della Commissione europea e invece per la Lega di Matteo Salvini Ursula è una "guerrafondaia" da combattere senza se e senza ma. L'unica soluzione possibile è quella di una risoluzione scarna, quasi inesistente, il classico "ascoltate le dichiarazioni del presidente del Consiglio la Camera (o il Senato) le approva". Impossibile fare altro. Troppe le distanze sul futuro dell'Europa, sul sostegno all'Ucraina e soprattutto sul rapporto con gli Stati Uniti di Donald Trump.
Meloni tiene tantissimo al legame stretto con l'inquilino della Casa Bianca e fa e farà ancora di tutto per non rompere il rapporto tra le due sponde dell'Atlantico, nonostante le minacce di dazi al 200% da parte degli Usa sui vini (Italia bersaglio insieme alla Francia). Ma è proprio la linea Macron che la premier non ama. Quel Macron che si sente forte del fatto di essere l'unico Paese Ue con le armi nucleari e di poter pensare di proteggere tutto il Vecchio Continente dalla cosiddetta minaccia russa.
Meloni invece vuole ricucire gli strappi con Washington e rinsaldare i legami della Nato, fondamentali per la tenuta dell'Occidente e per una "pace giusta" in Ucraina. Una posizione intermedia tra l'ultra-europeista Tajani e l'ultra-trumpiano Salvini. Fratelli d'Italia resta ancorata in Europa, non ci sono dubbi avendo Raffaele Fitto vice-presidente esecutivo della Commissione, ma non intende assolutamente recidere i legami con gli Usa. Anzi, il lavoro di Meloni è quello di ricostruire un difficile rapporto con la Casa Bianca malgrado Parigi e Berlino sembrino lavorare all'esatto opposto.
Quindi, ancora una volta, la premier settimana prossima in Parlamento dovrà vestire i panni dell'ottima democristiana quale è diventata, da ex giovane missina, per tenere insieme il sostegno (non più incondizionato) all'Ucraina, il legame con l'Unione europea e l'amicizia con gli Stati Uniti di Trump. Cioè, in sostanza, salvare il suo governo. Anche perché di alternative, visto come stanno messe le opposizioni e il Pd, non ce ne sono.
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