Politica

L'esecutivo all'esame di maturità dopo settimane di incomprensioni. Mentre le opposizioni...

Di Massimo Falcioni

La musica non è più quella festosa dei primi mesi

L'esecutivo all'esame di maturità

In passato, dall’opposizione, Giorgia Meloni ripeteva il solito refrain: “Il governo è alla frutta” aggiungendo: “Gli italiani hanno bisogno di un Governo unito, forte, che pensi in grande e che lavori per gli interessi nazionali”.

Già. Che dire, oggi, del governo Meloni in carica dal 22 ottobre 2022, caratterizzato sempre più da schermaglie interne e da spaccature come quelle registrate l’altro giorno nella maggioranza, messa ko sul canone Rai e sulla sanità in Calabria, per non parlare dei “punti di vista diversi” sulla guerra in Ucraina, con il vice premier Salvini che strizza l’occhio all’invasore Putin?

Fra Lega e Forza Italia si è passati dai “toni diversi” al “voto opposto” su questioni non di lana caprina, a cominciare da quello sul canone Rai, legate ad aspetti elettorali e identitari dei due partiti: Salvini deve dar voce all’elettorato leghista che vede la Rai come carrozzone romanocentrico e punta a una riduzione del canone e Tajani deve tener conto di Mediaset preoccupata di una riduzione del proprio budget pubblicitario se la Rai dovesse incrementare più pubblicità in caso di minori introiti del canone.

Fra i due partiti, in palio c’è il secondo posto nella coalizione del governo di centrodestra. Di più: c’è il futuro, con una strada tutta da fare, forse tutta da rifare. Le opposizioni, Pd in testa, parlano di implosione della maggioranza (esulta Elly Schlein: “Litigano e non governano, sono allo sbando: hanno imboccato una strada in discesa che sarà sempre più ripida”) e già vedono possibile la svolta: prima la caduta del governo Meloni sostituito da un “esecutivo di scopo” formato dai partiti oggi all’opposizione e da Forza Italia con premier Tajani, poi elezioni anticipate fra meno di un anno, al massimo nella primavera del 2026, non con il Rosatellum ma con un proporzionale secco come per le Europee con sbarramento al 4 o 5%.

Fantasie? La storia dice che in Italia i governi non cadono mai per una spallata delle opposizioni ma per le divisioni della maggioranza. È un fatto che i due vice premier Salvini e Tajani procedono a spade incrociate, fra sgambetti e minacce, più interessati alle sorti personali e dei loro partiti che a quelle del governo. Ufficialmente, Meloni minimizza: “Sono solo schermaglie”. Ma alla premier non piace l’aria che tira nella sua maggioranza e a brutto muso dice ai due vice premier: “A che gioco state giocando? Se il governo va in crisi il vostro futuro non sarà come il presente”.

Insomma, la musica non è più quella festosa dei primi mesi, con il centrodestra spinto dal vento in poppa e il centrosinistra messo all’angolo, sfasciato. Per la tenuta della maggioranza il problema non è di metodo, o non è solo di metodo: bastasse cercare una linea unitaria prima in Consiglio dei ministri invece di arrivare in aula litigiosi dimostrando divisioni politiche che lasciano il segno, sarebbe già stato fatto.

Come si dice, la questione è politica, a cominciare da quella di un governo dominato, non solo a livello di immagine, da Giorgia Meloni. C’è chi, nella Lega e in Forza Italia, punta a far traballare l’esecutivo per lanciare un messaggio che diventa una minaccia: “Occhio, Giorgia!”. Intanto, Sul tavolo c’è il rimpasto del governo, non senza rischi per la sua tenuta. Giorgia ha già il colpo in canna. Minaccia elezioni anticipate certa di stravincere, addirittura con il suo partito sopra il 40%. Aria fritta? È il Quirinale a decidere.