Politica
Putin e Zelensky faccia a faccia in Vaticano prima dell'8 giugno. Il piano di Meloni per portare Roma al centro del mondo
Rapporto con Papa e Trump. Oscurare le liti interne nel Cdx

Papa Leone XIV
Merz e von der Leyen con Meloni, Starmer e Macron isolati e contrariati
E alla fine è accaduto ciò che ieri Affaritaliani.it ha scritto: Giorgia Meloni ha chiamato Papa Leone XIV per organizzare in Vaticano, in tempi brevi, i colloqui per arrivare quantomeno a un cessate il fuoco in Ucraina e poi, se ci saranno le condizioni, anche a una tregua e alla pace che metta fine al conflitto Mosca-Kiev. Il ruolo della presidente del Consiglio, spiegano i suoi fedelissimi di Fratelli d'Italia, è stato determinante e la telefonata al Pontefice è stato solo il punto di arrivo di un fitto e certosino lavoro diplomatico svolto dietro le quinte e nel silenzio per arrivare a questo obiettivo.
Certamente è stato determinante il vertice trilaterale di domenica scorsa tra la stessa premier, Ursula von der Leyen e JD Vance, così come la lunga telefonata tra Donald Trump e Vladimir Putin e l'entusiasmo del tycoon all'idea di colloqui in Vaticano ("fantastico"). L'obiettivo di Meloni è quello di portare prima del weekend dell'8 giugno, quello dei referendum e dei ballottaggi, Zelensky e Putin faccia a faccia nella Santa Sede che, come noto, non aderendo alla Corte Penale Internazionale non arresterà lo zar del Cremlino come da mandato internazionale della CPI.
Un successo indiscutibile per la presidente del Consiglio, se dovesse andare davvero così, perché è vero che il Vaticano è uno Stato sovrano e non è Italia ma è indubbio che stando a Roma vede un ruolo, prima, durante e dopo i colloqui, di primissimo piano del nostro Paese e del governo. A livello europeo c'è il pieno sostegno della presidente della Commissione Ue von der Leyen e del cancelliere tedesco Friedrich Merz, un po' meno del primo ministro britannico Keir Starmer e soprattutto del presidente francese Emmanuel Macron, che in questo modo vede il suo attivismo diventare inutile e la sua posizione del tutto marginale.
Il fatto chiave, spiegano in FdI, è che il Papa sia statunitense e soprattutto di una città cosmopolita come Chicago e che abbia passato moltissimi anni in America Latina, Perù, parlando tantissime lingue. Un profilo perfetto per tenere unito l'Occidente, ammorbidire Trump e anche Putin e portare Zelensky a sedersi attorno al tavolo con il nemico. Ma c'è anche un fronte politico interno. Meloni sa perfettamente che la Lega è furiosa per il no al terzo mandato anche alle regioni a statuto speciale e per aver impugnato da parte del Cdm - su input della stessa premier e del suo vice forzista Antonio Tajani - la legge sul terzo mandato della Provincia Autonoma di Trento.
Un schiaffo al Carroccio che, nonostante le rassicurazioni di Matteo Salvini sulla tenuta del governo, potrebbe avere forti ripercussioni nel Centrodestra, soprattutto alle prossime elezioni regionali nella battaglia per scegliere i candidati Governatori. E' evidente che con gli occhi del mondo intero su Roma, per il possibile incontro Russia-Ucraina, anche questa vicenda di politica interna verrebbe messa da parte o quantomeno in ombra. La premier, molto furba e astuta e sempre ben consigliata dalla sorella Arianna, ha fiutato il rischio di fibrillazioni nella maggioranza e anche per questo motivo si gioca la carta internazionale del dialogo Mosca-Kiev in Vaticano trattando direttamente con Leone XIV.
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