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Politica
Muro di Berlino, Meloni rievoca il crollo: così la politica punta sugli ideali

Giorgia Meloni rievoca la caduta del Muro di Berlino e il ministro Valditara manda una lettera agli studenti: svolta della comunicazione politica 

Il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino, un evento simbolico che ha cambiato la Storia, con la S maiuscola, del mondo. Su Facebook Giorgia Meloni ha voluto ricordare l’evento come la fine dei totalitarismi e dei regimi che hanno caratterizzato il Novecento, quello che lo storico Eric Hobsbawm chiamava “Il secolo breve”.

“Oltre a rappresentare la premessa storica per la riunificazione della Germania, segna il tramonto del comunismo sovietico e con esso dei regimi totalitari che avevano dominato il '900 europeo e che avevano conculcato quei valori e quei diritti fondamentali che sono diventati patrimonio comune delle democrazie occidentali", questa la premessa. Il presidente del Consiglio ha richiamato poi l’eroica figura di Jan Palach, patriota cecoslovacco, che si diede fuoco a Praga nel 1969 contro l’invasione dei carri armati sovietici del 1968. Una figura non molto conosciuta dalle giovani generazioni che però è assurta ad un alto valore simbolico.

Non a caso la Meloni l’ha citato. Infatti Jan Palach era uno studente e nel suo discorso il premier ha voluto rivolgersi proprio ad essi, citando la legge del 2005 del governo Berlusconi che istituisce “Il giorno della Libertà”. La Meloni ha richiamato nel suo intervento un grande intellettuale liberale e cioè il filosofo Benedetto Croce: “C’è chi mette in dubbio il futuro dell’ideale della libertà, noi rispondiamo che essa ha più che un futuro, possiede l’eternità”.

Contemporaneamente il ministro Valditara ha inviato una lettera a tutti gli istituti di Italia che inizia così: “Care ragazze e cari ragazzi, la sera del 9 novembre del 1989 decine di migliaia di abitanti di Berlino Est attraversano i valichi del Muro e si riversano nella parte occidentale della città: è l’evento simbolo del collasso del blocco sovietico, della fine della Guerra Fredda e della riunificazione della Germania e dell’Europa.La caduta del Muro, se pure non segna la fine del comunismo – al quale continua a richiamarsi ancora oggi, fra gli altri paesi, la Repubblica Popolare Cinese – ne dimostra tuttavia l’esito drammaticamente fallimentare e ne determina l’espulsione dal Vecchio Continente.

E poi prosegue: “Il comunismo è stato uno dei grandi protagonisti del ventesimo secolo, nei diversi tempi e luoghi ha assunto forme anche profondamente differenti, e minimizzarne o banalizzarne l’immenso impatto storico sarebbe un grave errore intellettuale.Nasce come una grande utopia: il sogno di una rivoluzione radicale che sradichi l’umanità dai suoi limiti storici e la proietti verso un futuro di uguaglianza, libertà, felicità assolute e perfette.

Che la proietti, insomma, verso il paradiso in terra. Ma là dove prevale si converte inevitabilmente in un incubo altrettanto grande: la sua realizzazione concreta comporta ovunque annientamento delle libertà individuali, persecuzioni, povertà, morte. Perché infatti l’utopia si realizzi occorre che un potere assoluto sia esercitato senza alcuna pietà, e che tutto – umanità, giustizia, libertà, verità – sia subordinato all’obiettivo rivoluzionario. Prendono così forma regimi tirannici spietati, capaci di raggiungere vette di violenza e brutalità fra le più alte che il genere umano sia riuscito a toccare”.

Quella di Meloni e Valditara è stata una iniziativa importante, passata mediaticamente un po’ in sordina. Naturalmente ha provocato -qualche giorno dopo- la reazione a scoppio ritardato del deputato PD Andrea De Maria che ha bollato ingenuamente l’iniziativa come “anticomunista” scordandosi forse che il comunismo è appunto finito e soprattutto fallito. Ma al di là della polemica -che non è ancora sopita perché il parlamentare ha detto che farà una interrogazione parlamentare- occorre sottolineare un punto fondamentale che può essere di un certo interesse per capire la strategia complessiva del nuovo governo.

Infatti occuparsi di un tema solamente simbolico denota un profondo cambiamento. Dopo essersi occupata giustamente di attualità drammatiche per il Paese, come il caro bollette nel decreto aiuti quarter, la Meloni si ritaglia un attimo del poco tempo che ha per parlare della caduta del Muro di Berlino e di una figura storica come Jan Palach, simbolo di tutti gli studenti che hanno combattuto i totalitarismi e a cui forse anche lei si richiamava nostalgicamente quando era leader degli studenti romani.

E che non sia una iniziativa estemporanea, ma bensì attentamente coordinata lo dimostra il fatto che il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara abbia inviato la lettera agli studenti, subito contestata anche dal Manifesto. Finalmente una politica che non si occupa solo del pur importante aspetto pratico ma anche di quello ideale. Parlare della fine del Muro non porta voti e magari è anche noioso per chi non ha vissuto quegli eventi, ma rappresenta un altro segnale che “qualcosa è cambiato”.

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