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Palazzi & potere
Coronavirus: "Troppi morti per colpa del governo"

«Abbiamo fatto più tamponi di tutti per isolare il maggior numero possibile di positivi. Vo' Euganeo, il primo nostro focolaio, è stata chiusa quasi subito, la popolazione è stata sottoposta a un doppio test, prima e dopo la "quarantena", e il risultato è che i contagi, di fatto, si sono azzerati. Poi c' è la questione legata agli ospedali». Cioè? «In quello di Padova, ad esempio, scoperto il primo contagiato abbiamo fatto il tampone a tutte le persone del reparto, sia medici che pazienti, e isolato immediatamente chi aveva contratto il virus. Siamo intervenuti in modo capillare perché la struttura funzionasse al meglio, riducendo al minimo la possibilità che l' epidemia si diffondesse all' interno, cosa che purtroppo è accaduta in alcuni ospedali lombardi. Questo ha permesso anche al nostro personale di lavorare in modo più sereno. Abbiamo sottoposto al test tutti, 6 mila persone, e ora abbiamo un tasso di infezione bassissimo».Verona però è tra i nuovi focolai d' Italia. «È vero, e i motivi sono due. Il primo è la vicinanza con Brescia e Bergamo. Il secondo, probabilmente determinante, è che i dirigenti dell' ospedale non erano preparati, e infatti hanno contratto quasi tutti il virus. Senza una guida salda è nata una situazione d' insicurezza che si è ripercossa sulla quotidianità. Se salta l' ospedale salta tutto».Il governo doveva adottare il "modello Vo'" fin da subito? «Avrebbe dovuto disporre il campionamento della popolazione in tutte le "zone rosse". Non averlo fatto peserà sulle coscienze. Il 26 febbraio, a Vo', il 3% della popolazione era infetta. Su scala nazionale significa che c' erano già un milione e mezzo di contagiati, un numero enorme. L' Italia ha perso due settimane a discutere dei danni all' economia e di quelli d' immagine: una follia. Quelle due settimane, mi creda, le stiamo ancora pagando».Come se ne esce? Ulteriori restrizioni? «Non servirebbero».I suoi colleghi, però, in tivù non fanno che ripetere che per sconfiggere il virus bisogna stare a casa«Certo, un periodo di isolamento è necessario, io dico solo che a questo punto non servirebbe a niente imporre ulteriori divieti, la gente li sta già rispettando. Non è colpa degli italiani se abbiamo ancora migliaia di casi al giorno».Quindi cosa dovremmo fare? «Vanno sottoposte al tampone domiciliare tutte le persone che chiamano il medico lamentando i sintomi. Idem per i familiari, anche se sono asintomatici. I positivi vanno portati in alberghi e strutture ad hoc per interrompere la catena del contagio. I dati parlano chiaro: le case sono veri e propri incubatori d' infezione. Da questa brutta storia se ne esce solo così».È la strada che percorrerà il Veneto? «In realtà coi tamponi abbiamo già cominciato. Al resto credo che ci arriveremo presto. La strategia nazionale, chiamiamola così, non ha funzionato. Bisogna prenderne atto. Questa è una battaglia che si vince sul territorio prima ancora che negli ospedali. Più casi vengono identificati e meno gente arriva al pronto soccorso. Più casi vengono scoperti e più diminuisce la trasmissione».Si può riprendere il "Corona" dopo essere guariti? «È una questione molto importante: a oggi non ci sono prove che escludano casi di recidiva».Quindi, ci scusi, serve davvero continuare a stare a casa e tenere chiuse le aziende? Oltretutto, a "quarantena" terminata, la gente tornerà al bar, al ristorante, a baciarsi e abbracciarsi«L' isolamento consente di rallentare la circolazione del virus, e ciò non va messo in discussione. È altrettanto vero però che a tempo debito ci dovremo porre il tema della ripresa. Il Covid-19 non sparirà all' improvviso».Quando il Paese ripartirà dovremo accettare una percentuale di nuovi morti e contagiati? «Qui si pone un duplice tema. Il primo è di natura tecnica: quali parametri utilizziamo per calcolare il rischio? Il secondo è politico: il governo dovrà decidere cosa ritiene accettabile o meno».Non si fa altro che parlare di "picchi" e "curve". E se il "picco" non esistesse e continuassimo con questa tendenza? «Se la curva continua ad andare su e giù, e finora è andata così, significa che i provvedimenti non hanno sortito l' effetto sperato. La media del periodo d' incubazione è di 5-7 giorni. Se implementi le misure restrittive dovresti vedere i risultati dopo 8-9. Non abbiamo visto ancora niente».Cos' altro non ha funzionato? «Non abbiamo più i professionisti di un tempo, quelli che hanno gestito il colera, la malaria, il tifo».«Andrà tutto bene», «ci rifaremo in estate». Il Paese va avanti a slogan. Secondo lei come andrà: a luglio avremo una vita quasi normale? «Di questo passo ce lo scordiamo, a meno che il virus, come nel caso della Sars, non sia estremamente sensibile al caldo. Ma devo essere sincero, sarebbe un miracolo, non ci sono dati che lo dimostrano».L' Inghilterra, che lei conosce bene, è passata velocemente dalla teoria dell' immunità di gregge alla serrata«Gli inglesi sono pragmatici: se si accorgono che una decisione è sbagliata ci mettono un attimo a cambiarla. Mica come da noi».

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