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Palazzi & potere
Gazzetta del Mezzogiorno: perché è saltato il concordato

La Gazzetta del Mezzogiorno, il principale quotidiano di Puglie e Basilicata, con 133 anni di storia e mezzo milioni di lettori al giorno è alla vigilia del fallimento. Lunedì 25 maggio il Tribunale di Bari ha preso atto della rinuncia al concordato preventivo da parte del socio di minoranza Denver srl, che fa indirettamente capo all’imprenditore-editore Valter Mainetti. Spiazzato dal forfait della Banca Popolare di Bari - commissariata dalla Banca d’Italia- che avrebbe dovuto sostenere finanziariamente l’operazione, e dalla cordata disertata dagli imprenditori locali,  Mainetti spiega in questa intervista genesi ed epilogo del suo intervento nel quotidiano pugliese.

Che cosa l’ha spinta ad entrare nella Gazzetta del Mezzogiorno?   

“Da diversi anni, il Gruppo Sorgente, attraverso Musa Comunicazione e altre società correlate è presente nel campo editoriale. Per questo motivo, nel 2016, i soci dell’epoca (famiglia Ciancio di Catania 70% e famiglia Curci di Bari 30%), con l’intervento della Banca Popolare di Bari, mi hanno contattato perché interessati al rilancio del progetto imprenditoriale La Gazzetta del Mezzogiorno. Pertanto, con il sostegno finanziario della Popolare di Bari che già aveva in pegno il 30% del capitale della Edisud (Gazzetta) di proprietà della famiglia Curci, il Gruppo Sorgente ha rilevato il 30% della Edisud dalla Barieditrice (ex Gruppo Fusillo), per il tramite della Denver Consulting, allora controllata da Musa International Private Equity Fund LP”.

Quali sono stati i rapporti col socio di controllo, l’editore siciliano Mario Ciancio Sanfilippo?

“Anche se eravamo preoccupati per la gestione erano sostanzialmente buoni, finchè nel giugno-luglio 2018, la famiglia Ciancio, ha deliberato l’aumento del capitale sociale, riducendo la partecipazione della Denver Consulting S.r.l.  dal 30 al 2 %. È pendente il litigio societario fra le parti. Di poi, come è noto, la famiglia Ciancio ha subìto il sequestro del suddetto pacchetto di controllo della Edisud, con l’intervento del custode – amministratore giudiziario dr. Angelo Bonomo di Catania, che è divenuto anche presidente del Cda della Edisud.”

Com’è nata l’iniziativa del Concordato preventivo?

“A causa delle copiose perdite d’esercizio, allo scopo di pervenire al riequilibrio almeno del conto economico della Edisud, la Banca Popolare di Bari, che ha sempre offerto e promesso il proprio sostegno finanziario, e il Dott. Bonomo hanno chiesto alla Denver di prender parte all’aumento del capitale sociale della Edisud, per evitare il default. Pertanto, alle suddette condizioni, essendo nostro interesse di non essere egemoni nella “Gazzetta”, ma in cordata con altri imprenditori, in data 16 maggio 2019, la Denver ha dichiarato la propria disponibilità ad intervenire in salvataggio della Edisud, subordinando l’intervento a precise garanzie e soprattutto alla condizione di essere integralmente sostenuta e garantita dalla Banca Popolare di Bari e di trovare una cordata di validi imprenditori.” 

Perché la situazione è precipitata?

“Nell’imminenza del deposito degli allegati di legge (piano di concordato e.t.c.) relativi alla domanda di concordato preventivo proposta dalla Edisud presso il Tribunale di Bari, ormai con una discreta ottimizzazione del conto economico della Gazzetta, la Banca Popolare di Bari è stata commissariata e gli amministratori straordinari hanno bloccato il finanziamento necessario per la sostenibilità del Piano. Di conseguenza la Edisud ha dovuto rinunciare al concordato preventivo”.

Non ha cercato delle alternative?

“Nonostante il forfait della Banca Popolare di Bari, il Gruppo Sorgente si era dichiarato disponibile, sempre alla condizione dell’aggregazione di altri imprenditori, a proseguire il proprio intervento nella Gazzetta e anche le Confindustrie di Puglia e Basilicata avevano lanciato sul giornale un appello ai loro soci per partecipare. Purtroppo, non è stato possibile formare una cordata, malgrado il Gruppo si fosse reso disponibile ad intervenire per il 25-30% dell’importo. La disponibilità di altri imprenditori c’era stata, ma solo in parte e non sufficiente a raggiungere l’importo necessario. Inoltre, di recente è stato dissequestrato il pacchetto di maggioranza (98%) della Edisud di proprietà della famiglia Ciancio, che ha subito optato per l’anticipato scioglimento e la messa in liquidazione della Edisud.”

Si potrebbe pensare ad un nuovo concordato?

Perché no?

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