Giù la maschera, Beppe!
Possono mettersi il rossetto, indossare la minigonna, travestirsi da establishment, mascherarsi da imprenditori e dichiararsi maturi ripulendosi il volto, rasandosi bene la barba, indossando vestiti di buona sartoria, parlando un ottimo inglese e mostrandosi al pubblico e agli elettori con un volto diverso, nuovo, rinnovato, maturo, presentabile, direbbe qualcuno. Ma il risultato alla fine non cambia e anche le cronache di questi giorni, legate all' inchiesta della procura di Potenza, ci dicono, senza possibilità di fraintendimento, che, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica, esiste un partito che ambisce a essere di governo e ha una caratteristica unica nel suo genere. Una caratteristica che va raccontata per quello che è e che va descritta depurandola dalla cosmetica elettorale delle accattivanti Raggi e Appendino e Associati. Il punto è semplice e vale la pena di spiegarlo in modo chiaro e lineare. Che cosa ci dicono le reazioni del Movimento 5 stelle di fronte a inchieste come quella di Potenza che in un certo modo "sfiorano" la politica? Che lettura bisogna dare al fatto che ogni attacco dell' Anm sia supportato e rilanciato dall' universo grillino (compreso lo schiaffo dato ieri dall' Anm lucana al premier: "Le dichiarazioni di Renzi sono inopportune nei tempi ed inconsistenti nei fatti"). E infine: che significato ha avere in Italia un partito, potenzialmente di governo, che trasforma sistematicamente indagini, inchieste, sentenze di un magistrato (con tutto il corredo vario di intercettazioni, brogliacci, interrogatori, dichiarazioni dei pm) nella linea ufficiale del proprio movimento?
In altre parole scrive cerasa sul foglio, per la prima volta un movimento che fa proseliti tra i magistrati e che si è trasformato nella cassa di risonanza di alcune procure può ambire a diventare un partito di governo anche grazie a una strategia di supporto, chissà quanto involontaria, messa in campo da alcune procure. Il governo degli onesti resterà l' utopia degli imbecilli. Ma il governo dei giudici, per la prima volta, non è più un' utopia, e, tra rossetti, minigonne e travestimenti, oggi è semplicemente un' alternativa elettorale