Quando Davigo tuonò: "Il governo vuole scegliersi i giudici" - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Quando Davigo tuonò: "Il governo vuole scegliersi i giudici"

Davigo si riferiva al famoso decreto del governo Renzi emanato proprio nell'agosto di un anno fa

Il governo pensa di poter decidere chi deve fare il giudice, ma questo non è possibile: i governi non possono scegliere i giudici. È un vulnus senza precedenti”. Il presidente dell’Associazione nazionale magistrati, Piercamillo Davigo si scaglia contro l’esecutivo, spiegando nel corso di una conferenza stampa il motivo che ha spinto l’Anm a disertare la cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario in Cassazione con il capo dello Stato Sergio Mattarella“Noi abbiamo cercato una soluzione che riportasse nell’ambito costituzionale quanto era accaduto. Ma quello che è accaduto non può essere accettato perché è un vulnus che non ha precedenti nella storia della Repubblica nell’indipendenza e autonomia della magistratura”, ha spiegato il presidente dell’Anm, in merito al decreto sui pensionamenti.

La polemica dell’Associazione nazionale magistrati, scriveva Il Fatto Quotidiano.it in un pezzo del 26 gennaio 2017, è infatti diretta contro il decreto con cui il governo ha prorogato il trattenimento in servizio sino a 72 anni dei soli vertici della Cassazione. “Gli organi d’informazione hanno presentato questa questione come se fosse una questione legata alle norme del pensionamento. Questa invece è una questione collegata all’indipendenza della magistratura“, ha detto Davigo. “Non si può governare un Paese con gli slogan – ha aggiunto – Tra il bandire un concorso e l’entrata in servizio del primo magistrato che ha partecipato a quel concorso passano quattro anni. E allora non si può mandare a casa da un giorno all’altro 450 persone e dire largo ai giovani, perché i giovani arriveranno quattro anni dopo “.

Per il presidente dell’Anm la norma dell’esecutivo sui pensionamenti ha creato “due categorie” di giudici: i pochi di una categoria superiore, che devono rimanere in servizio, e tutti gli altri di una categoria inferiore che devono essere collocati a riposo. Si è creata così “l’immagine di un esecutivo che sceglie i magistrati da trattenere in servizio o da collocare a riposo”, ha aggiunto Davigo.  L’Anm aveva chiesto al governo di modificare la norma e in un incontro ad ottobre l’esecutivo aveva assunto “precisi impegni politici”, ma “nessuno degli impegni è stato mantenuto”.