Renzi vuol tagliare le tasse. Ecco come. E chi ci perde - Affaritaliani.it

Palazzi & potere

Renzi vuol tagliare le tasse. Ecco come. E chi ci perde

Sembra determinato, ma i conti non tornano. Matteo Renzi sostiene di voler tagliare le tasse in deficit, vale a dire senza coperture finanziare predeterminate: cioè aumenti di altri tributi o sforbiciate alla spesa pubblica. Il premier da un paio di giorni, di fatto prendendo di mira l' Unione europea (forse il vero obiettivo del governo), va ripetendo che la riduzione del prelievo fiscale può essere realizzata agendo solo sulla flessibilità già prevista dalle severissime regole di Bruxelles sulle finanze statali. Qualcuno pensa che l' annuncio dell' inquilino di palazzo Chigi sia una mossa squisitamente elettorale, in vista della tornata «amministrativa» a Roma, Milano, Torino e Napoli. Forse si esagera. È probabile che alle parole il presidente del consiglio faccia seguire i fatti, magari in una forma un po' diversa rispetto alle promesse iniziali.

Certo, Renzi non può starsene con le mani in mano mentre il Paese viaggia in stagnazione (consumi, export, deflazione, contratti di lavoro in calo) e la ripresa non si vede.

Il problema, tuttavia, sono i numeri. Il piano taglia-tasse dell' esecutivo prevede di abbattere di 15 miliardi l' anno - sia nel 2017 sia nel 2018 - le imposte sui redditi (Irpef) sia le imposte sulle società (Ires). In totale, fanno 30 miliardi. Stando a primissime stime, lo spazio di manovra sul fronte della flessibilità potrebbe essere di 8-9 miliardi, portando il deficit attorno al 2,5% del pil, quindi sempre sotto il tetto del 3% previsto dall' Ue. Oltre è impossibile andare. Fatto sta che, calcolatrice alla mano, il governo avrebbe a disposizione, nella migliore delle ipotesi, 18 miliardi di «copertura» in deficit: mancherebbero quindi la bellezza di 12 miliardi per chiudere il cerchio. Dove trovare questi 12 miliardi mancanti? Le ipotesi sono due. La prima è agire sulla spesa pubblica, ma il ministro dell' Economia, Pier Carlo Padoan, è stato piuttosto categorico. Proprio ieri il ministro ha detto che «la spesa è stata tagliata di 25 miliardi, abbiamo tagliato molto, tanto che è difficile andare oltre. Ora occorre lavorare sui meccanismi e sulla qualità della spesa».

Resta la seconda pista scrive francesco de dominicis su libero: recuperare qualche miliarduccio con la revisione delle agevolazioni e degli sconti fiscali. Una giungla di quasi 300 voci - cresciute anche negli ultimi anni - che valgono 175 miliardi di euro. Dal 2011 si tenta di riordinarle, ma sia il governo tecnico di Mario Monti sia l' esecutivo delle larghe intese gestito da Enrico Letta non sono riusciti a fare granché. Intervenire in quel terreno, del resto, vuol dire, a conti fatti, aumentare le tasse a carico dei contribuenti, sia famiglie sia imprese: perché si tratta di sconti che riducono il prelievo sull' Irpef (nel caso delle persone) o sulle imposte societarie. Ma questo «pezzo» dell' intervento non verrà pubblicizzato né sui comunicati stampa di palazzo Chigi né sulle slide né tantomeno sui tweet del premier. Gli annunci di Renzi si limiteranno a raccontare solo il lato «buono» della riforma, vale a dire l' abbattimento di qualche punto percentuale dell' Irpef; mentre resterà «coperto», il rovescio della medaglia, ossia i tagli alle agevolazioni. Tagli che, alla fine della giostra, finiscono per sterilizzare i vantaggi sul versante del prelievo Irpef.