Palazzi & potere
Una rivoluzione nel silenzio

UNA "rivoluzione" cominciata nel silenzio.
Con un progetto che ad oggi, per il pubblico, rimane avvolto nel mistero.
Ma che già sta suscitando polemiche per la rimozione di un' opera come "Passi", l' installazione site specific di Alfredo Pirri, commissionata e acquisita dalla Galleria nazionale d' arte moderna e contemporanea, con un costo di circa 150mila euro. Quel pavimento di specchi infranti che dal 2011 accoglieva i visitatori nella Sala delle Colonne, restituendo il riflesso frammentato delle statue riemerse dai depositi. Un' opera smantellata, così come la più recente "Filo rosso" di Paola Grossi Gondi, per i lavori di riallestimento delle collezioni e dell' area accoglienza della Gnam. E di cui non si sa il destino.
Sui lavori cominciati dieci giorni fa scrive Repubblica, che per alcuni mesi renderanno inaccessibile al pubblico la collezione dell' Ottocento e l' ingresso del museo (spostato su via Gramsci), e che rischiano di far diminuire ancora l' affluenza (nel primo trimestre 2016 la galleria ha perso il 12,8% di visitatori rispetto allo stesso periodo del 2015), vige il riserbo. Le indiscrezioni parlano dell' allestimento di un bookshop e di nuovi servizi all' ingresso. Un progetto che sarà svelato il 21 giugno in una prima inaugurazione, mentre per il riordino delle collezioni bisognerà attendere il 10 ottobre. Di più, per ora, non si sa. Anche perché la direttrice della Galleria Cristiana Collu - nominata l' estate scorsa alla guida del museo reso autonomo dalla riforma Franceschini - ha scelto di non rispondere alle richieste di chiarimenti. Preferisce aspettare - dicono - che i risultati si possano giudicare nel merito.
Ma nel frattempo a chiedere «cosa succederà nel museo?» è lo stesso Pirri, informato a gennaio dalla direttrice dell' intenzione di rimuovere "Passi" «per fare posto a una struttura che avrebbe ospitato un' iniziativa commerciale legata alle attività del museo ». L' artista per due mesi non ha preso alcuna posizione pubblica, ma ora, «dopo avere favorito, col silenzio e con la scrittura di un manuale, lo smantellamento (e il sacrificio) della mia opera - scrive - mi sento autorizzato a chiedere cosa succederà in quel museo. Come cittadino, sono in pieno diritto (e forse dovere) di chiedere, di poter giudicare un progetto, sia architettonico sia culturale, finalizzato a ridisegnare il futuro del museo, perché dovrebbe essere prassi soppesare e discutere ogni opera di rilievo pubblico prima di passare alla sua realizzazione». Per quanto riguarda "Passi", installazione molto amata dal pubblico - tanto che l' Osservatorio sui comportamenti dei visitatori al museo la identifica come uno dei "punti di forza" - Pirri spera non venga eliminata per sempre, finendo nei depositi. E spiega: «Si potrebbe rimodellare l' opera per consentirne l' esposizione in un' altra sala. Anche perché il lavoro non era stato ideato per restare fermo, ma come laboratorio permanente».