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Politica
Pd, correnti in ordine sparso: spunta l'idea "prorogatio" Letta
Enrico Letta

Pd verso il congresso: correnti disorientate

Prima della direzione di giovedi', nessuno puo' dire quale piega prendera' il congresso del Partito Democratico. Si attende, in particolare, la data di convocazione dell'assemblea, vero starter del percorso congressuale. Fino a questo momento, "tante dichiarazioni e poche idee chiare", osserva una fonte parlamentare che rimanda alle risposte che arriveranno, forse gia' giovedi', dalle aree politiche del Pd. Aree che appaiono indebolite in termini numerici e, quindi, anche nel peso specifico dei capicorrente.

Un risultato, questo, anche del lavoro fatto da Letta per disarticolare le correnti del partito e ora, si osserva dal Nazareno, "il prossimo segretario avra' un compito piu' facile, chiunque esso sia". Fatto sta che, al momento, il Pd appare come "un partito balcanizzato", agli occhi di un dirigente dem di lungo corso. In parlamento, si contano molte facce nuove a cui e' difficile dare una appartenenza correntizia. Lo stesso Enrico Letta non conta che un paio di neo eletti riconducibili a lui e qualche confermato che si e' avvicinato al segretario in questi ultimi mesi. Nemmeno la sinistra appare come un monolite: alcuni esponenti sono vicini a Nicola Zingaretti, altri ad Andrea Orlando, altri ancora sono dati come vicini ad Andrea Provenzano.

Aree che si parlano, ma che non sempre esprimono una linea identica sul partito. Resistono i franceschiniani e anche Base Riformista, seppur ridotta nel numero di eletti, conserva un certo peso. Non a caso e' l'unica are ad aver gia' espresso un candidato segretario in Stefano Bonaccini. Ma, anche qui, di certezze ce ne sono poche. Perche' in molti, nel partito, si dicono scettici sul fatto che il governatore dell'Emilia-Romagna accetti di buon grado di correre per la segreteria se ad appoggiarlo ci sara' solo l'area che insiste attorno a Lorenzo Guerini.

Correnti parcellizzate che dovranno, piu' o meno di buon grado, fare squadra in vista del rinnovo delle capigruppo. La soluzione scontata, a scandagliare alcuni eletti dem, sarebbe quella di confermare Debora Serracchiani e Simona Malpezzi fino alla fine del congresso e la scelta del nuovo segretario che, da prassi, dovra' verificare la scelta del predecessore, confermandola o cambiando presidenti dei gruppi di Camera e Senato. L'alternativa sarebbe quella di anticipare il congresso nelle aule delle Camere, dando corso a una sfida fra le correnti.

In Parlamento, su queste due ipotesi si registrano spinte contraddittorie nei gruppi dem. Di certo, si tratta di un punto su cui il Pd deve fare chiarezza il prima possibile, anche per la preparazione dell'opposizione. I lavori per la formazione del governo vanno avanti, le Camere si riuniranno nella loro nuova composizione il 13 ottobre e, nelle ore successive, partira' il giro delle consultazioni. In tre settimane, il governo potrebbe essere pienamente in carica. Per tutte queste ragioni, si sta facendo strade nelle ultime ore anche l'opzione di una 'prorogatio' del mandato a Letta, almeno per il tempo necessario a portare a termine il congresso rifondativo, fondativo o costituente che dir si voglia. Lo fa, interpellato dall'AGI, il deputato Roberto Morassut, a fianco di Walter Veltroni quando il Pd e' nato.

"Affidare a Enrico Letta il compito di gestire questa fase", e' la proposta di Morassut, "agganciandola al lavoro fatto fin qui dalle Agora' e fare entrare nel partito quelle forze che vivono nella societa', ma che non sono riuscite fino ad oggi a entrare nella nostra comunita'. Un lavoro serio su di noi e' la premessa per avere un giusto rapporto con i nostri potenziali alleati". Dal Nazareno l'ipotesi non e' commentata in quanto considerata "figlia del'horror vacui" che si registra in queste ore. In ogni caso, questa opzione aiuterebbe anche a mettere il partito in condizione di affrontare con maggiore tranquillita' le elezioni regionali di gennaio, nel Lazio, e quelle in Friuli Venezia Giulia e Lombardia, poco dopo. Nel Lazio, la maggioranza che governa oggi con Nicola Zingaretti potrebbe marciare divisa. Tanto i Cinque Stelle quanto Azione minacciano di andare ciascuno per la propria strada.

Fonti del Pd del Lazio vedono quella dei Cinque Stelle come una "tattica" mentre "quella di Carlo Calenda e' qualcosa di piu' strutturato". Anche per questo, l'idea di fare rimanere Letta al Nazareno trova sostenitori trasversali, dentro e fuori i gruppi parlamentari. Idea che potrebbe materializzarsi proprio in direzione, quando alla relazione del segretario seguira' un lungo dibattito, fitto di interventi. Non mancheranno quelli di chi, rimasto fuori dal parlamento, gia' promette battaglia nel parlamentino. Ma piu' che un redde rationem, dicono dal Pd, sara' uno sfogatoio.

Quello che si attende e' il pronunciamento dei capicorrente. Andrea Orlando ha gia' fatto conoscere la sua proposta: costituente dal basso; porte aperte al mondo del volontariato, del sindacato, della "sinistra diffusa"; caratterizzazione del partito sui temi del lavoro, del precariato, della lotta ai cambiamenti climatici. Una proposta che il ministro ribadira', con ogni probabilita', giovedi' al Nazareno.

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