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Pensioni, Quota 41 per tutti. Quasi fatta. Ecco di quanto sarà l'assegno Inps
Inps Lapresse

La riforma delle pensioni è una delle misure più attese del 2021 con quota 100 ormai prossima al superamento. Intanto, le ultime notizie in tema previdenziale vorrebbero il governo al lavoro sull’ipotesi di una quota 41 per tutti. Vediamo di cosa si tratta e le news dell’ultima ora.

Come è noto - scrive www.idealista.it - quota 100 non verrà rinnovata, così urge una riforma delle pensioni. L’attuale sistema di pensionamento anticipato prevede l’uscita dal mondo del lavoro con con 62 anni di età e 38 di contributi versati. Una volta superata, in assenza di una riforma delle pensioni, verrebbe meno la possibilità di uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni. I sindacati, secondo le ultime notizie, per superare lo scalone di 5 anni vorrebbero una quota 41 per tutti.

Ma cosa significa pensioni quota 41 per tutti? Che una volta raggiunti i 41 anni di contributi si potrebbe accedere alla pensione anticipata nessun requisito di tipo anagrafico. Altro scoglio da superare, sarebbe la cospicua diminuzione dell’importo dell’assegno pensionistico per chi beneficia dell’uscita anticipata, come prevede attualmente quota 100.

Le ultime notizie, quindi, in tema di riforma delle pensioni parlano di quota 41 per tutti. Ma si tratta di una pensione anticipata già prevista, ma allo stato attuale solamente per determinate categorie di persone e con alcuni requisiti specifici. Attualmente possono accedervi i lavoratori precoci, senza vincoli anagrafici al momento dell’inoltro della domanda.

Per lavoratori precoci si intendono quei contribuenti che prima dei 19 anni abbiano lavorato per almeno 12 mesi effettivi, anche non continuativi, e abbiano maturato l’anzianità contributiva necessaria al 31 dicembre 1995. Inoltre, è necessario rientrare in una delle categorie con diritto all’Ape sociale.

Inoltre, per poter accedere alla pensione anticipata quota 41, bisogna appartenere a una delle seguenti categorie:

disoccupati a causa di un licenziamento individuale o collettivo, per giusta causa o risoluzione consensuale, che abbiano terminato da almeno 3 mesi la fruizione della NASPI o altra indennità spettante;

lavoratori dipendenti e autonomi che assistono da almeno 6 mesi il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità al momento della domanda;

lavoratori dipendenti e autonomi che abbiano sviluppato una riduzione della capacità lavorativa, con una percentuale di invalidità civile superiore o uguale al 74%;

lavoratori che svolgono attività usuranti o particolarmente gravose.

Leggi anche:"Consumi, come tagliare la bolletta rispettando l’ambiente"

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