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Politica
Quirinale, Letta flirta con Meloni, Conte con Berlusconi e Renzi con Toti
Lapresse

Quirinale, l’effetto calamita del centrodestra sul centrosinistra

Il centrodestra questa volta nell’elezione del presidente della Repubblica vorrà contare. Anzi, forte dei numeri, proverà a dare le carte. Ed è da qui che nasce l’effetto calamita che suscita dalle parti del centrosinistra. Dal Pd al M5s, passando per Italia viva, tutti si scelgono il proprio interlocutore nel campo avversario a caccia di assi e intese per non rischiare di restare tagliati fuori.

Un’ansia che si avverte nel M5s, tanto per cominciare. E’ vero che il Movimento è ancora tutto sommato nuovo nella scena politica, ma è altrettanto vero che da partito di maggioranza relativa subirebbe uno smacco non da poco se finisse a giocare di rimessa. A maggior ragione l’ansia sale di più in casa dem. Il Pd di Enrico Letta vuole giocare da protagonista, anche per non dover subire i raffronti con il Pd di Renzi, che fu decisivo nell’elezione di Sergio Mattarella. E poi c’è, naturalmente, proprio il leader di Italia viva che è da mesi che si agita, spera e aspira a fare l’ago della bilancia. Ecco spiegate sintonie e simpatie che si stanno delineando all’ombra del Colle più alto.

Quirinale, a ciascuno il suo interlocutore a destra. Letta predilige Giorgia Meloni

Enrico Letta, non c’è dubbio, ha scelto come suo interlocutore nel centrodestra Giorgia Meloni. Ieri alla festa di Atreju, non a caso, ha teso la mano a FdI in vista della partita del Quirinale: si è detto a favore di una maggioranza larga e quindi di un coinvolgimento anche dell’opposizione per una scelta condivisa. Concetti ribaditi quest’oggi in un’intervista al Corsera. Sarà che a Natale siamo tutti più buoni, ma sotto c’è dell’altro. “C’è un fattore psicologico che unisce i due leader - è l’analisi che fa con Affaritaliani.it un big del Pd dietro garanzia di anonimato -: nessuno dei due ha paura di un eventuale voto anticipato, anzi entrambi i partiti, se la situazione dovesse precipitare verso le urne, ci guadagnerebbero. Anche vista la crisi che stanno vivendo i rispettivi alleati e cioè il M5s e la Lega”.

E poi c’è la realpolitik: “In una visione democratica in cui maggioranza e opposizione sono distinte ma devono rispettarsi, Letta, in pratica, ha individuato in Giorgia Meloni la forza stabile nel campo avversario. Berlusconi, infatti, ha avuto una rinascita ma ha meno prospettive di Fdi e Salvini non è più forte come un tempo”.   

Ad unirli poi c’è la predilezione per un sistema di voto maggioritario. Perfetto nella logica che ispira Letta. “Sin dal suo primo giorno da segretario - continua l’esponente Pd - ha ripreso in mano lo schema bipolare, quello che abbiamo conosciuto ai tempi di Veltroni contro Berlusconi o di Prodi contro  Berlusconi”. Non solo, ma è evidente che se prevalesse un sistema maggioritario ogni ipotesi di terzo polo diventerebbe difficile: “Con la legge attuale non avrebbe alcuna possibilità”. Il non detto è che in tal modo Letta renderebbe vani tutti gli sforzi di Matteo Renzi.

La priorità adesso però è il Quirinale e al momento la maggioranza larga si potrebbe raggiungere solo con una candidatura di Mario Draghi. Ed è qui che il gioco a incastri potrebbe non funzionare proprio perché M5s e Italia viva hanno interlocutori diversi dal Pd.

M5s, l’amicizia Di Maio-Giorgetti e il gioco di sponda Conte-Berlusconi

Partiamo dal Movimento. Come si porrebbe di fronte all’ipotesi di una candidatura dell’ex presidente della Bce? La pattuglia sempre più folta dei dimaiani, racconta una fonte M5s, “potrebbe anche alla fine accettarla, ma solo dietro granitica garanzia che non si andrà al voto”. Del resto, il feeling tra il ministro degli Esteri e il numero due della Lega è antico (a proposito di interlocutori privilegiati) e si sa che Giancarlo Giorgetti è stato tra i primi più convinti sponsor di Draghi al Colle. Non solo, persino un asse Pd-FdI potrebbe non dispiacere a Luigi Di Maio visto che, ospite sempre della festa di Atreju nei giorni scorsi, ha elogiato la leader romana: “Secondo me - ha detto - ora è più affidabile Giorgia Meloni”.

E i contiani? Nel Movimento non si può non fare i conti con il suo leader. E Giuseppe Conte, in questa fase, si scambia 'effusioni' di certo non con Giorgia Meloni. Il gioco di sponda casomai è con l'ex Cavaliere che, parole dell’ex premier, “ha avuto un ruolo istituzionale importante, ha fatto anche molte cose buone, ha interpretato sicuramente la voglia di rinnovamento di una parte del Paese che si è identificata con lui”. Questo non significa che il Movimento prenderà mai in considerazione un voto a Silvio Berlusconi, lo ha chiarito lo stesso presidente M5s, ma un canale, qualora il leade azzurro uscisse di scena dal toto- Quirinale, ci sarebbe.

Quirinale, Renzi e le mire al centro

Discorso a parte, infine, per Italia viva. Il leader di Iv ha cominciato a muoversi in tempi non sospetti. Dopo varie peregrinazioni nel campo avversario, diversi contatti con Forza Italia, il suo obiettivo adesso è il centro. Per poter essere ago della bilancia punta infatti a una federazione con Coraggio Italia, partito fondato da Giovanni Toti e Luigi Brugnaro. Certo è che, come racconta ad Affari un deputato Pd, proprio le ultime mosse di Letta potrebbero ostacolarne i piani: “E’ chiaro che voler coinvolgere Giorgia Meloni sterilizza la volontà di Renzi e la sua ambizione di poter risultare determinante, aggiungendo i propri voti all’uno o all’altro schieramento, in un’ottica di candidatura di parte”.

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