Politica
Regioni, Schlein apre al terzo mandato: in ballo Bonaccini, Emiliano e De Luca
La segretaria alla direzione del partito: "Confronto nel Pd, la destra è spaccata"
Se salta il terzo mandato, Bonaccini alla Camera con Merola in Europa (come aveva anticipato Affaritaliani.it)
Sul filo di lana, il Partito Democratico annuncia una proposta dei propri parlamentari e amministratori sul terzo mandato. Una proposta, spiega il responsabile Enti locali del partito, Davide Baruffi, che non si fermi alla possibilita' di rielezione per chi ha gia' svolto due mandati da sindaco o da governatore di Regione, ma preveda anche garanzie per l'assemblea legislativa, perche' ci sia un sistema di pesi e contrappesi che non la renda ininfluente. Baruffi lo spiega alla direzione nazionale dem riunita al Nazareno. "Abbiamo avanzato la disponibilita' a un confronto di merito non schiacciato sul tema dei mandati, ma che preveda un sistema di pesi e contrappesi, rafforzando la funzione delle assemblee elettive, altrimenti si procede in modo scomposto. E' un appello che facciamo a tutte le forze politiche, soprattutto a quelle di maggioranza. La segretaria ha avanzato l'idea di un gruppo di lavoro da metter in campo da qui a giovedi'. Se e' solo un braccio di ferro fra Lega e FdI se ne assumeranno la responsabilita'", aggiunge Baruffi.
Nel corso del suo intervento, Schlein ha sottolineato che "questa settimana ci sara' un passaggio importante, il decreto sulle elezioni: la maggioranza ha deciso di inserire nel decreto alcuni elementi che cambiano le regole del gioco. Sono spaccati in maniera evidente, soprattutto sulla questione del terzo mandato. Noi a differenza degli altri siamo abituati a discutere. Per questo ho chiesto a Davide Baruffi di illustrare questo punto". Nel Pd, il nodo del terzo mandato e' particolarmente sentito per i tre governatori dem in scadenza di secondo mandato: Stefano Bonaccini, Michele Emiliano e Vincenzo De Luca. Tre presidenti di Regione con un consenso territoriale molto forte e per i quali la rielezione, qualora dovesse cadere il limite dei due mandati, sarebbe cosa certa, o quasi. Bonaccini, in particolare, e' uno dei nomi in pole per un posto in lista alle elezioni europee.
Il governatore non ha mai nascosto la sua voglia di rimanere a guidare l'Emilia-Romagna e fra i dirigenti Pd, nelle scorse settimane, e' circolata anche l'ipotesi di un piano B al quale Bonaccini e altri starebbero lavorando per assicurare il proprio apporto di voi alla corsa per le Europee, senza dover volare a Bruxelles: candidare l'ex sindaco di Bologna - e sostenitore di Bonaccini all'ultimo congresso - nella circoscrizione Nord-Orientale. Bonaccini, secondo questo schema, si candiderebbe alle suppletive bolognesi per sostituire Merola alla Camera dei Deputati. A quel punto, il candidato naturale all'Emilia-Romagna sarebbe Matteo Lepore, attuale sindaco di Bologna.
Un gioco di incastri che esporrebbe il partito a una doppia partita per la quale, almeno sulla carta, il partito guidato da Schlein sarebbe in vantaggio, ma che metterebbe a repentaglio due roccaforti come Emilia-Romagna e Bologna, con ripercussioni facilmente immaginabili sula segreteria in caso di sconfitta in una delle due o in entrambe. Discorso diverso vale per Vincenzo De Luca: il governatore campano ha un seguito fortissimo nella sua Regione, ma la segretaria ha ingaggiato con lui piu' di uno scontro, a partire da quel riferimento a quell'uso dei "cacicchi" locali da "estirpare" fatto dalla segretaria nel corso della prima assemblea nazionale post primarie. Anche Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, ha mantenuto sempre una sua 'autonomia' rispetto alle direttive del Nazareno, sebbene non sia mai entrato apertamente in contrasto con Elly Schlein. L'unico 'acuto' di Emiliano nei confronti della leader dem e' stato quel "se ti candidi ti giochi la segreteria" riferito all'ipotesi di una candidatura della leader alle europee. Bruxelles, d'altra parte, viene considerato da molti esponenti Pd un'arma a doppio taglio: se per i giovani e' sicuramente un trampolino di lancio - la stessa Schlein si e' fatta notare nella sua attivita' da eurodeputata fra il 2014 e il 2019 - per chi ha alle spalle un decennio da presidente di Regione puo' apparire una sorta di "cimitero degli elefanti".
Al di la' delle vicende interne, Schlein ha intenzione di giocare la sfida delle europee al massimo delle possibilita', consapevole che si tratta del primo importante test sulla sua leadership. Il sistema di voto, proporzionale e con preferenze, non offre l'alibi delle coalizioni. Da qui l'idea della segretaria di candidarsi in tutte le circoscrizioni. Un modo per trainare voti a favore del Pd e per certificare il suo personale 'appeal' sull'elettorato. Allo stesso modo si spiega la volonta' della segretaria di sfidare direttamente Giorgia Meloni e il suo governo, anche con il ricorso a un duello Tv.
La polarizzazione, sono convinti al Nazareno, fa bene alla segretaria che, anche nel corso della direzione nazionale, calca molto la mano sulle differenze fra il suo partito e i partiti di maggioranza. "Gli apprendisti stregoni della destra stanno miscelando due pasticci, quello della riforma del premierato e quella dell'autonomia. Continueremo a contrastare la proposta del premierato", annuncia Schlein definendo la riforma bandiera di FdI "un pasticcio, come detto anche dall'ex presidente del Senato da Marcello Pera, di Fratelli d'Italia".
A questo, il Pd ha risposto con "la cultura riformista" portando al governo "alcune proposte: abbiamo chiesto di cambiare la legge elettorale. Abbiamo proposto la sfiducia costruttiva, una legge sui partiti e una legge sul conflitto d'interessi. Abbiamo proposto di rafforzare gli strumenti di democrazia diretta. Niente: al governo interessava solo picconare. Non prendiamo in giro gli italiani con la proposta dell'elezione diretta del capo del governo che non esiste in nessun paese. Sia chiaro che finche' nella riforma c'e' l'elezione diretta del presidente del consiglio noi faremo opposizione. E faremo opposizione contro chi si definisce patriota e spacca il paese con la riforma il cui disegno e' quello secessionista della Lega", sottolinea Schlein riferendosi all'autonomia differenziata, riforma fortemente voluta dalla Lega.
Per le stesse ragioni, Schlein intende rilanciare la battaglia del salario minimo su cui, dice, "il Pd ha costretto il governo a inseguire". Una battaglia comune con i Cinque Stelle, con i quali i rapporti rimangono caratterizzati da alti e bassi. "Dobbiamo rilanciare questa battaglia assieme alle altre opposizioni", sottolinea la leader dem senza dimenticare di rimarcare: "Noi siamo testardamente unitari sulle cose concrete perche' la nostra gente ci chiede di costruire una alternativa alla destra, ma non ci puo' essere alternativa senza il Partito democratico. Questo devono metterselo tutti nella testa".