Politica
Pd, Renzi evoca le elezioni anticipate: prenderò più del 40%

Matteo Renzi sale sul palco alle 12.50 e chiude la Leopolda di Firenze con alcune parole chiave che ripete nel corso del suo discorso: fiducia, futuro, visione politica, rottamazione. Rivendica le riforme fatte dal suo governo e i provvedimenti presi: Jobs Act, Buona Scuola, tasse ("un’operazione straordinaria"). "Abbiamo rovesciato il sistema politico più gerontocratico d’Europa partendo da qui, da Firenze e abbiamo dato stabilità al Paese che aveva la minore stabilità del nostro continente. Abbiamo orgogliosamente portato il Pd a essere il partito politico più votato in Europa e non ci avrebbe scommesso nessuno. Neanche io", afferma il premier. "Non abbiamo il volto finto pensoso di chi si ritiene depositario del sapere universale, siamo ragazzi di provincia innamorati della propria terra umili e coraggiosi, che sono artefici della propria occasione: non ce l’hanno data, ce la siamo presa, non ci hanno costruito col blog o con l’ufficio comunicazione. Ci siamo costruiti in campo. Non siamo il partito della nazione ma il partito della ragione. Io sono certo che noi non abbiamo bisogno di misure elettorali o di mancette perché se si votasse oggi noi vinceremmo con percentuali superiori a quelle delle Europee".
Poi, il caso bandiere del Pd: "Proprio quando abbiamo perso abbiamo iniziato a vincere. E ora sta a noi continuare a cambiare il Paese. La bandiera del Pd ce l’abbiamo tatuata nel cuore, ma la Leopolda è uno spazio di libertà aperto a tutti. Quelli che l’anno scorso ci hanno detto di mettere le bandiere nel frattempo se ne sono andati dal Pd". Alle accuse di chi dice che entrano nei Cda tutti quelli che sono tutti passati dalla Leopolda, Matteo Renzi replica dal palco: "A parte che non è sempre vero, ma non è mica colpa nostra se abbiamo chiamato qui in questi anni, tanta gente brava, per bene», persone che hanno deciso di mettersi in gioco e che non si fermano a fare «i disfattisti".
"La rassegnazione è stata cancellata dal vocabolario della politica, ora c’è bisogno di un salto di qualità. Ma dalla Leopolda parte un insegnamento: le cose in Italia possono cambiare: l’elezione di Sergio Mattarella alla presidenza della Repubblica è stato un nuovo inizio per l’Italia. Noi non faremo per sempre politica, ma finché la faremo la faremo a viso aperto e a testa alta. Non si passa alla storia rimediando i danni di quelli di prima ma avendo il coraggio di avere visione sul futuro dell’Italia. È nostro dovere rimettere in moto la fiducia. La fiducia è il presupposto per ripartire. Bisogna passare dal tempo dell’invidia e al tempo dell’ammirazione, dal mah al wow! quando qualcosa funziona nel nostro Paese. La fiducia non è esaltazione ingenua dell’ottimismo. È consapevolezza delle nostre opportunità".
"Nello sciopero generale dell’anno scorso ci dicevano che i precari sarebbero diventati più precari, oggi scopriamo il contrario. Sulle tasse abbiamo fatto un’operazione talmente straordinaria da rasentare l’ambizione". Matteo Renzi dalla Leopolda richiama l’operazione che il Governo sta facendo sul fisco: «Stiamo buttando giù le tasse, è la prima volta che accade. Ci avevano detto che gli 80 euro erano una mancia elettorale, erano quelli che erano pieni di soldi. Quando le famiglie hanno visto che restavano hanno iniziato a spenderli e i consumi per la prima volta sono tornati a crescere». E se la disoccupazione è calata dal 13,2 all’11,5%, possiamo dire che il Jobs Act ha funzionato? Io direi proprio di sì".
Infine l’Europa "come punto di approdo dei sognatori. Ricordiamoci dello spirito dei padri fondatori dell’Europa, che non era solo 'economia'".