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Andria, "Fareassieme": i Maratoneti della Via Lattea
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A volte le cose più impensate ce le hai vicino e non le vedi, in certi casi non sai neanche che esistono, pur potendoti tornare di grande aiuto.

Qualche giorno fa sono stato attratto dall’annuncio di un convegno intitolato: "I Maratoneti della Via Lattea", in prima battuta ho pensato ad uno dei tanti percorsi per fare trekking - magari un po’ ambizioso, ma efficace come stimolo a partecipare - invece era tutt’altro.

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Difatti, si trattava di un convegno promosso dal Dipartimento di Salute Mentale con in prima linea il CSM di Andria e siccome ero in zona vado di persona all’Hotel Ottagono sede del convegno a vedere di cosa si tratta.

Niente scarpe tecniche, né zaini, né bastoncini: nessuno vendeva niente a nessuno, solo tante persone interessate a discutere, a raccontarsi, a dirsi cose sentite e vere, soprattutto - incredibile a dirsi - interessate ad ascoltarsi a vicenda.

Il clima mi è subito piaciuto e sono rimasto ad ascoltare, così ho scoperto che in Puglia ad Andria, da qualche anno, esiste la psichiatria del “Fareassieme”, promotori locali di questo metodo sano il dott. Giuseppe Barrasso e il dott. Filippo Iovine, due psichiatri rispettivamente uno responsabile del dipartimento e l’altro del Centro di Salute Mentale.

Questi due audaci psicoterapeuti attuano “cure” che mettendo assieme il sapere esperienziale delle persone con disagio psichico, il sapere dei loro familiari e il sapere medico professionale, ma anche quello delle altre professioni ed operatori che in quelle strutture lavorano elaborano percorsi di trattamento innovativi e “specialissimi”.  

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Questo perché tutti i saperi messi assieme non rappresentano una somma aritmetica (nel senso che in questo caso non è la somma che fa il totale) di conoscenze ed esperienze, ma un sapere complesso che risponde ad una forma olistica ad un valore, si direbbe algebrico, di saperi, di esperienze e di conoscenze che meglio possono rispondere alla multidimensionalità di ogni persona.

E’ un sapere che tiene in considerazione sia le sofferenze che le potenziali risorse della persona, della famiglia, del gruppo di curanti e, non ultimo, dell’intero contesto di vita.

Se Franco Basaglia ha chiuso i manicomi e ha dato dignità ai “Pazzi” e alla “malattia mentale”, il “Fareassieme” - proseguendo nella stessa direzione - prova a dare voce e potere decisionale alla dignità del “pazzo” e di chiunque gli viva accanto.

In buona sostanza, il Fareassieme dà voce a chi non ha mai avuto voce in capitolo: non solo sul percorso di cura, ma anche, sull’andamento spicciolo e quotidiano del suo percorso di vita, richiamando tutti, e dicasi proprio tutti - ed ognuno per la propria parte - ad una responsabilità diretta ed immanente sui: problemi (malattie), il trattamento, la persona, la famiglia, i curanti, la comunità tutta.

Detta così, questi veramente fanno trekking per la galassia, infatti mi chiedevo chi mai ha pensato una cosa così “spaziale” ed eccolo lì un dinoccolato, carismatico ed autorevole psichiatra trentino, il dott. Renzo De Stefani, che in qualità di direttore del Dipartimento di Trento - 25 anni fa - pressato da mamme e familiari di “pazienti” afferenti al suo servizio, ha iniziato a mettere in fila idee e pratiche: fino a realizzare un vero e proprio metodo, praticato ed affinato negli anni, che ha prodotto con il Fareassieme anche innovazioni ed idee intelligenti.

Un esempio sono gli UFE (Utenti e Familiari Esperti) ovvero familiari formati all’uopo, che assumono il compito di ascoltare, accogliere e trasmettere con gentilezza - e soprattutto alla pari - esperienza ed empatica condivisione: non a caso, in alcune regioni queste persone sono denominati ESP (Esperti in Supporto tra Pari). Gli UFE o ESP, che dir si voglia, sono la realizzazione pratica del mettere a frutto un sapere che prima del “Fareassieme” nessuno teneva in considerazione. Essi sono una sorta di marchio di fabbrica dell’apertura dei servizi alla inclusione delle persone e della società civile con tutte le innumerevoli risorse che si intrecciano efficacemente con le conoscenze e le ricerche mediche, psicoterapiche, farmacologiche, e non ultime umane di quanti sono chiamati ad affrontare situazioni di disagio psichico.

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La metodologia del Fareassieme ha prodotto un movimento ormai presente in tutte le regioni italiane, che si chiama “Le parole ritrovate”, una rete di gruppi, strutture, associazioni, persone singole che, tenendosi in contatto, praticano il “fareassieme” nei loro contesti locali. Una rivoluzione gentile, quasi silente, che tende ad un cambiamento culturale generale - sia sanitario che sociale - contro ogni fora di stigma e di esclusione/emarginazione, ma anche in maniera più estesa di differenziazione/classificazione.  Nella vita pratica ci viene semplice suddividere e categorizzare ogni cosa: bianchi/neri, uomini/donne, alti/bassi, grassi/magri, scapoli/ammogliati, sani/malati, pazzi/savi, etc. che fatica e che noia quanto, invece, sarebbe meglio “tuttiassieme” nel rispetto delle proprie diversità, ma questa è un’altra storia.

Personalmente, tra le tante cose, ho colto come estremamente interessante ed innovativa nella psichiatria del Fareassieme la partecipazione, la condivisione, l’inclusione di tutti attraverso la responsabilità di tutti e di ognuno, nell’intento di trovare “il prendersi cura” più aderente e rispettoso dei bisogni della persona interessata, ma anche della sua famiglia e dell’intero suo contesto di vita. In un ambiente sociale votato allo scaricabarile, dove ognuno ha un alibi da sventolare per ogni occorrenza ed in ogni circostanza, dove ognuno cerca di salvare sé stesso e i suoi personali interessi infischiandosene del resto, promuovere la responsabilità è un’utopia necessaria. Sentirsi responsabili vuol dire, appunto, dare conto a qualcuno (superiori, colleghi, familiari, amici, etc.) dei propri comportamenti, ma anche e soltanto a sé stessi, chiedersi sempre cosa dipende da me e cosa posso fare di diverso e di meglio è esercizio indispensabile di etica e di responsabilità.

Alla fine di questa giornata, mi porto via alcune novità ovvero il sapere che in Puglia nei CSM di Andria e di Barletta si pratica il Fareassieme, un bel libro dal titolo “La Psichiatria del Fareassieme” edito dalla Erickson di Trento e scritto dal fondatore del metodo il dott. Renzo De Stefani, una sensazione rassicurante dovuta alla constatazione che ci sono persone che professano e perseguono ancora il bene comune. Mi sento, però, di annotare un’unica pecca, non ho trovato il tavolo dove si accettavano le iscrizioni alla maratona, ma questi - detto tra noi - un po’ “galattici” sempre restano, altrimenti…

(ennio.tangrosso@virgilio.it)

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