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'Tutto brucia' i Motus a Bari al Teatro Kismet
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di Silvia Viterbo

“Tutto brucia” dei Motus, al Teatro Kismet. Cenere, lampi di luce ed il suono di una chitarra. La morte, la sconfitta, il disonore sono tutti sul palco oscuro pieno di morti e strani animali. La cenere che esce copiosa dai capelli invade il corpo e la scena, che diventa asfissiante, asfissiante come da regina diventare schiava, il dramma che ormai anziana vive Ecuba: “Porto il lutto per i figli morti in guerra. Per le donne fatte schiave Per la libertà perduta. Oh amate creature, tornate, venite, venite a prenderci.”

Tutto il tormento della morte e della sconfitta, con la musica che definisce una rappresentazione nuova e vibrante. C‘è tutta la maniera diversa di fare teatro dei Motus, che non viene da scuole drammatiche, ma dalla politica vissuta nelle strade. Tutta la ricerca fatta durante la pandemia, tutta l’intensità delle due interpreti superbe nell’interpretazione e nelle urla viscerali che escono dalla loro bocca, con sempre la musica che rende diverso lo scenario di morte.

L’incontro che segue con Daniela Nicolo’ ed Enrico Casagrande, Silvia Calderoni, Stefania Tansini e la musicista libera e anticonformista Francesca Morello, segna tutta la personalità di questo gruppo teatrale che anche nella riedizione del classico trova una chiave di lettura inedita.

Durante la pandemia, quando i morti non avevano sepoltura dai loro cari, ma svolgevano l’ultimo viaggio da soli, abbandonati, hanno riecheggiato lo strazio del grido spettrale di Polissena, l’invocazione ai morti di Andromaca, le violenze subite da Elena e il corpo inerme del piccolo Astianatte. È tutta cenere. 

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