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Lo status di economia di mercato della Cina

Nelle ultime settimane a livello europeo si è ravvivato il dibattito sulla questione della concessione di ”status di economia di mercato” (Market Economy Status – MES) alla Cina.

La clausola sottoscritta dalla Repubblica cinese nel 2001, al momento dell’adesione al WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio) prevedeva espressamente che dopo 15 anni, ovvero a dicembre 2016, lo status di economia di mercato sarebbe stato concesso quasi automaticamente, se pienamente rispettate le normative relative (cosa indiscutibilmente avvenuta finora).

La commissaria per il Commercio Cecilia Malmström e il vicepresidente Jyrki Katainen ritegono di dover procedere rapidamente, sulla base di un rapporto interno dei servizi giuridici della Commissione europea, per il quale ormai non è più possibile negare questa qualifica alla Cina. Questa tesi però è stata contestata da molte parti e nel team Junker non si è raggiunto alcun accordo. Favorevoli sarebbero solo Regno Unito, Olanda e i Paesi nordici. Non è chiara la posizione della Germania, perché più volte Angela Merkel ha manifestato l’interesse ad aprire a Pechino, pur conscia del rischio di introdurre una pesante concorrenza all’industria tedesca. Secondo gli esperti la decisione potrebbe mettere a rischio tra gli 1,7 e i 3,5 milioni di posti di lavoro nell’Unione Europea, che nei primi tre anni si troverebbe invasa da merci cinesi per 142,5 miliardi di euro, pari al 2% del Pil. Oltre 400.000 sono i posti di lavoro a rischio in Italia.

D’altra parte lo scenario economico è molto cambiato dal 2001 ad oggi. La Cina, che si è molto impegnata per adeguarsi alle logiche di mercato internazionali, non ha però granché modificato i propri comportamenti, sia in termini di politica interna dirigista, poco propensa al libero mercato, sia per l’adozione di variabili non economiche, cui si aggiunge l’obiettivo problema degli aiuti di Stato, non ammessi nell’Unione Europea. Queste azioni di dumping sono finora state moderate da misure di difesa commerciale, ma l’eventuale concessione del MES alla Cina cambierebbe drasticamente la situazione.

“Non si tratta di una mera questione giuridica” dichiara David Borrelli, parlamentare europeo, co-presidente EFDD “L’impatto richiede che la decisione sia presa a livello politico”.

Anche Mattia Fantinati, parlamentare italiano che lavora nella X^ commissione (Attività produttive, commercio e turismo) si chiede quale impatto questa decisione potrebbe avere sull’economia italiana, al di là degli aspetti giuridici, e aggiunge: “La Commissione Europea deve formulare una proposta”.

Deputati europei di 16 Paesi si sono mobilitati in questi giorni con una partecipazione ampia e trasversale, dimostrando che questa istituzione è capace di fare squadra quando in un mercato asimmetrico è importante superare le divisioni politiche. Però al momento ci si trova ancora di fronte al fatto che la Commissione europea non è in grado di attivarsi se non su mere basi giuridiche, che non metto nemmeno in discussione gli aspetti di parità e reciprocità fondamentali in una situazione come questa.

Inoltre i dati diffusi dalla Commissione stessa, a proposito de rischio di perdita di posti di lavoro nell’UE, sono per David Borrelli molto inferiori al reale e assolutamente inattendibili, e forse denotano una certa tendenza a considerare comunque automatico questo riconoscimento alla Cina.

Nicola Danti (Commissione per il commercio internazionale) sottolinea il merito dell’Italia nell’aver posto in luce questo tema a livello europeo, e ad aver dato il via alla battaglia su di un aspetto strategico per il futuro dell’Unione. “Occorre intensificare l’azione politica anche nella società civile” prosegue “con studi che diano il reale quadro di quello che potrà essere l’impatto. La Commissione deve investire risorse economiche e di conoscenza. Poi chiedere ai parlamentari di votare.”

D’altra parte non è solo l’Europa a decidere: è solo uno dei players. La decisione va presa all’interno del WTO, e in particolare insieme agli USA.

Paolo Brambilla