Fineco, un 2022 da record: ecco perché si allontanano le nozze con Mediobanca

Mediobanca spettatore "interessato": l'idea di ampliarsi nel wealth management è nota da tempo, ma scarseggiano gli obiettivi. E Nagel sfoglia la margherita

di Marco Scotti
Alessandro Foti, ceo di Fineco
Economia

Fineco: 2022 "record", utile a 428,8 mln (+22,8%), ricavi +17,8%

Non conosce limiti la crescita di Fineco. Alessandro Foti, l'amministratore delegato dell'ex costola di Unicredit, può stappare per un bilancio da record chiuso con un utile netto di 428,8 milioni (in aumento del 22,8%) e con ricavi a 948 milioni (+17,8%). Una realtà estremamente patrimonializzata, con un Cet1 (il parametro sulla liquidità) al 20,8%. Fineco ha anche deciso di distribuire un dividendo di 0,49 euro per azione. Il titolo, ovviamente, è decollato e ora Fineco vale in Borsa 10,5 miliardi. Il che significa che oggi rappresenta il terzo istituto finanziario in Italia, più grande di Mediobanca, Banco Bpm o Bper. Altri mestieri, ovviamente, ma fa decisamente sensazione.

E Foti gongola: “La forte crescita della banca nel corso del 2022 - ha detto - rispecchia la capacità di Fineco di adattarsi perfettamente al nuovo scenario, riuscendo a beneficiare sia del rialzo dei tassi d'interesse, sia della solida spinta verso gli investimenti evidenziata dalla clientela anche dai dati di raccolta di gennaio”. 

“L’approccio trasparente da parte dei nostri consulenti – ha aggiunto - si sta infatti rivelando decisivo nell’assecondare la nuova tendenza emersa tra i risparmiatori, meno influenzati dalla volatilità e più propensi rispetto al passato a investire anche nei periodi più complessi. A questo si aggiunge il contributo crescente di Fineco Asset Management, in grado di proporre soluzioni adeguate alle diverse fasi di mercato, e caratterizzate da grande efficienza e fair pricing. Un quadro completato dai risultati rilevanti del business legato al brokerage, ormai in crescita strutturale e che continua a incrementare la propria quota di mercato. Motivazioni che ci portano a stimare una crescita solida anche per l’anno appena iniziato, così come per i prossimi”, ha concluso.

Il futuro del wealth management

Il bilancio da record di Fineco riguarda indirettamente anche Mediobanca. Non perché Alberto Nagel abbia particolare interesse a fare i conti in tasca a Foti, ma perché l'iper valutazione in Borsa dell'istituto sancisce il forse definitivo addio di Piazzetta Cuccia a qualsiasi interesse su Fineco. D'altronde, immaginare un'opa di Mediobanca sull'istituto guidato da Foti - ancorché percorribile - significherebbe che un soggetto più piccolo ne acquisirebbe uno più grande. Dai tempi di Colaninno-Gnutti su Telecom si sa che queste operazioni difficilmente finiscono bene. 

L'intenzione di Nagel è nota da tempo: rafforzarsi ancora di più nel wealth management, completando quella trasformazione che ha allontanato Piazzetta Cuccia dal "salotto buono". Ma per ampliarsi servono obiettivi disposti a entrare nella galassia di Mediobanca. Chi? Banca Generali è stata una delle poche volte in cui Nagel si è esposto. E non è andata benissimo. Mediolanum, nonostante i rapporti stretti con la famiglia Doris, al momento preferisce correre da sola.

Che cosa rimane? Su Azimut la querelle è nota. Gli analisti di Mediobanca hanno sempre rimarcato alcune problematiche dell'azienda. Il fondatore Pietro Giuliani ha sempre ribattuto che erano manovre per far scendere il prezzo in Borsa di Azimut e renderlo un boccone appetibile per Piazzetta Cuccia. Accuse che sono sempre state rispedite al mittente con decisione e in effetti fonti accreditate vicine ai dossier di Mediobanca riferiscono ad Affari che non c'è alcun interesse. Chi rimane? Anima ha convocato l'assemblea per il rinnovo dei vertici per il prossimo 21 marzo. E se fosse questo un boccone adeguato? Si vedrà, al momento si tratta soltanto di un'ipotesi rubricabile alla voce "fanta-finanza". In futuro, chissà. 

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