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Cronache dal mercato dell'arte
"Di segni e di sogni", quasi 15 mila visite alla personale di Lorenzo Marini

Quasi 15 mila visitatori. Questo il bilancio del primo mese della mostra di Lorenzo Marini "Di segni e di sogni", in cartello presso Santa Maria della Scala, il prestigioso spazio museale del comune di Siena. Con una media vicina a 500 persone al giorno, la personale del maestro padovano (ma milanese d'adozione), noto anche come uno dei più conclamati art director europei,  si conferma essere una delle manifestazioni di contemporary art più di successo di questa estate.

Sembra proprio che la città toscana, ancora orfana del Palio, abbia riversato il proprio interesse su questa esposizione. Non si tratta semplicemente di una mostra d'arte. Marini ha coinvolto gran parte del centro storico (il complesso Santa Maria della Scala, che ospita anche capolavori dell'arte antica si trova in piazza del Duomo, proprio davanti alla cattedrale) attraverso un viaggio itinerante tra cinque installazioni, l'ultima delle quali nella Piazza del Campo.

Caratteristica della mostra è il suo spirito inclusivo. Il pubblico si muove attraverso le opere di Marini. Può così trovarsi sommerso nella pioggia di 6 mila lettere sospese tra le volte della sala San Galgano o aggirarsi tra i "tasti" di un gigantesco immaginario computer, cubi, ognuno caratterizzato da un colore, di cm 80x80 ad altezza variabile. A rendere ancora più "immersiva" la mostra-evento, la colonna sonosra realizzata appositamente dalla cantautrice Mariella Nava.

Tema centrale del progetto è l'interpretazione creativa delle lettere e, in generale dei segni grafici. Marini è il fondatore della Type Art, che considera appunto le lettere come soggetti autonomi, la cui dignità pittorica (ma anche scultorea) è pari a quella di qualsiasi soggetto. La corrente artistica, presentata per la prima volta nel 2016 con una personale presso il Museo della Permanente di Milano, è stata teorizzata attraverso il "Manifesto per la liberazione delle lettere", pubblicato nel 2017.

La mostra, anche se caratterizzata da installazioni dal respiro di performance, ha comunque anche un importante momento pittorico: nella sala San Pio sono esposte 22 grandi tele mixed media, che, a ritroso nel tempo, percorrono tutta la carriera di Marini, dalla Type art, alla sua prima serie, quella dei Visual. Per una mostra così importante non poteva mancare un curatore di primo livello: il professor Luca Beatrice che, tra i suoi vari incarichi, vanta anche quello di curatore del Padiglione Italia alla 53esima Biennale di Venezia, nel 2009.

"L'unione delle lettere forma parole, dunque significati che mutano a seconda dell'idioma. All'origine però sono segni, immagini, Su questo concetto apparentemente semplice, eppure fondativo nella storia dei linguaggi lavora Lorenzo Marini. Utilizzare gli elementi prima della comunicazione e trasformarli in fantasmagoria visiva attraverso associazioni cromatiche. Nell'arte di Marini siamo noi a scegliere, a entrare nel meccanismo tentando in qualche modo di ricomporlo e di dare senso a un'esperienza", ha scritto il critico e storico d'arte torinese nella presentazione del progetto artistico.

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