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Lo sguardo libero
Autonomia, il federalismo differenziato rafforza l’unità nazionale

Il federalismo differenziato approda al Consiglio dei ministri, ma molti commentatori e alcuni politici, in particolare del Sud, come il governatore della Campania Vincenzo De Luca, temono che ciò possa disgregare il Paese. Le polemiche sembrano nascere dal misconosciuto concetto di federalismo  - di cui quello differenziato è un simulacro -   la forma più evoluta di democrazia, perché espressione della massima vicinanza del potere al cittadino.

Il principio è che  l’individuo  è per sineddoche (figura retorica che indica la parte per il tutto) la democrazia. Non ci fu civiltà più individualistica della Grecia antica, dove la democrazia nacque. Si pensi, facendo un volo pindarico e per intenderci, ad Achille, che sceglie di morire giovane in cambio della fama eterna. La democrazia, quindi, un po’ come le regole del gioco… poi che vincano i migliori (certo, aiutando i più deboli… chi è svantaggiato ecc. ecc., ma ciò è secondario.)

Congruente evoluzione di quell’idea – la democrazia ossia l’individuo ossia il merito – è il federalismo dove il cittadino  sceglie il suo rappresentante (che quasi conosce di persona, ciò grazie ai piccoli collegi uninominali), vuole che il potere faccia il suo interesse gestendo da vicino alcune competenze e che alquanta parte delle tasse da lui pagate rimangano sul suo territorio (federalismo fiscale).

Circa questo ultimo punto, oggi è paradossalmente il contrario. Il residuo fiscale, cioè la differenza tra quanto le Regioni versano in tributi a Roma e quanto ricevono in servizi e investimenti, della Lombardia è a sfavore per 54 miliardi di euro/anno, mentre quello della Sicilia è pari a -10 miliardi: ciascun lombardo dà allo Stato 5mila euro che non rimangono e ritornano sul suo territorio, mentre il corrispettivo di un siciliano è -2mila. 

L’unità nazionale non è messa in discussione, non solo perché sostenuta fattivamente in alcune materie (esteri, difesa…), ma perché il cittadino crede maggiormente nello Stato che gli è vicino perché delega potere. Si rifletta: c’è più unità nella centralista Italia o nei federalisti Usa? Sono più nazionalisti gli italiani o gli americani? Ci sono più bandiere nelle città americane o in quelle italiane?

In tutto questo sembra non esserci niente di sovversivo. Le tre Regioni del Nord, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna, sono arrivate a questo punto sulla base dell’articolo 116 della Costituzione, con l’avvallo del referendum popolare dell’ottobre 2017 nel caso di Lombardia e Veneto. Per completezza va detto che alcuni paventano che tale materia contrasterebbe con l’art. 117 della Costituzione, che prevede livelli essenziali nelle prestazioni e nei diritti garantiti su tutto il territorio.

La soluzione pare anch’essa nella Costituzione: il “merito” appunto, principio che pervade le disposizioni in ambiti specifici (cultura e istruzione, lavoro, pubblici uffici) e in generale tutta la legge principale della Repubblica. 

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