Il Qatar respinge le 13 richieste dei Paesi del Golfo, che prorogano di altre 48 ore l'ultimatum.
Cosa succede nel Golfo tra Paesi arabi e regno dell’emiro di Doha? La tensione è alta e con il passare delle ore la regione scivola verso avventure pericolose.
Il 5 giugno scorso cinque Paesi arabi hanno deciso la rottura delle relazioni diplomatiche con il Qatar. I motivi sono stati spiegati in questo articolo:
La crisi tra Paesi del Golfo e Qatar spiegata in cinque punti. La crisi tra Paesi del Golfo e Qatar spiegata in cinque punti
Egitto, Arabia Saudita, Yemen, Bahrein, Emirati Arabi Uniti hanno accusato il Qatar di sostenere attività terroristiche. In particolare, hanno accusato l’emiro di Doha di utilizzare il network dell’emittente al-Jazeera per fare propaganda a sostegno dei Fratelli Musulmani e attività jihadiste.
Così, i Paesi sunniti del Golfo hanno interrotto le relazioni diplomatiche con il Qatar, imponendo sanzioni e restrizioni commerciali. Inoltre, hanno posto 13 condizioni alla monarchia di Doha per rientrare nel Consiglio dei Paesi del Golfo, l’organizzazione dei potenti Stati dell’area più ricca di petrolio al mondo.
Tra queste 13 condizioni c’era anche la chiusura di al-Jazeera. L’emiro di Doha però ha rifiutato di accettare i contenuti dell’ultimatum. Il Qatar respinge in particolare l’accusa di finanziare il terrorismo. Accettare l’ultimatum, spiegano fonti del Qatar sui media arabi, significherebbe ammettere di finanziare i gruppi terroristici.
Il Qatar ha subito il contraccolpo delle sanzioni e restrizioni commerciali imposte dalle altre monarchie del Golfo. Tanto che Iran e Turchia sono intervenute in suo aiuto portando alimentari e altri beni di prima necessità.
Nell’incontro con il Ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano a Roma, il Ministro degli Esteri del Qatar, Sheikh Mohammed bin Abdulrahman bin Jassim Al-Thani, aveva preannunciato il no alle richieste dei Paesi del Golfo. Ora Doha ha consegnato la risposta ufficiale.
Intanto, in coincidenza con la scadenza dell’ultimatum (il 2 luglio), i Paesi del Golfo hanno deciso di prorogare di 48 ore il termine fissato.