Coronavirus
Locatelli: "Sospendere funerali? Scelta lacerante. Era un tunnel senza uscita"



Il capo del Cts racconta due anni di Covid: "Quelle bare senza sepoltura nella mia Bergamo mi resteranno impresse per sempre nella mente"
Locatelli: "Quarta dose? Seve un accordo tra tutti i Paesi"
L'emergenza Coronavirus in Italia è ufficialmente finita oggi, con la decisione da parte del governo di tornare alla normalità su tanti aspetti. Tra questi c'è anche la scelta di chiudere il Comitato tecnico scientifico, quel Cts che ha accompagnato gli italiani e ha preso le decisioni strategiche su come affrontare i problemi legati alla pandemia. "Sono stati due anni molto impegnativi - spiega al Corriere della Sera Franco Locatelli - ci sono stati tanti momenti veramente duri e che resteranno indelebilmente impressi nella mia mente per la drammaticità. Le immagini dei camion militari che lasciano il cimitero di Bergamo, la mia città, per trasportare bare di defunti che non potevano trovare sepoltura. Il Santo Padre da solo in piazza San Pietro che prega il 27 marzo 2020 sotto la pioggia, circondato da un vuoto irreale e quasi spettrale".
"Forse la cosa più lacerante è stata l’aver dovuto indicare di sospendere le cerimonie funebri in presenza. Con quella scelta abbiamo senz’altro risparmiato vite, ma abbiamo tolto affettivamente molto al momento supremo dell’ultimo saluto ai propri cari. Quarta dose? Nei maggiori Paesi europei, così come negli Stati Uniti, si è aperta una riflessione relativa all’opportunità di somministrare un’ulteriore dose di richiamo a persone fragili per ragioni anagrafiche. C’è differenza di vedute sul limite di età da cui partire, serve un accordo tra tutti i Paesi, bisogna andare tutti nella stessa direzione".