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Costume
Coronavirus, a Bergamo la mostra "Primavera" per tornare a sperare. FOTO
Photo credit Lorenzo Zelaschi

Un filo che riporta al cuore si snoda lungo il percorso del fotoreporter Lorenzo Zelaschi nella mostra “Primavera”, allestita fino al 18 aprile all’interno del Cimitero monumentale di Bergamo, con il patrocinio del Comune. Inaugurata lo scorso 18 marzo in occasione della Giornata nazionale in memoria delle vittime di covid, con l’intervento del premier Mario Draghi, si compone delle immagini di alcuni scorci della città scattate dal fotografo bergamasco durante il lockdown, insieme a un’inedita documentazione fotografica che il personale del Cimitero Monumentale ha realizzato a testimonianza di quei giorni dolorosi.

Quel titolo, “Primavera”, racchiude e simboleggia il messaggio di rinascita del racconto fotografico di Zelaschi, una nuova tappa di quel filo che muove il suo sguardo e il suo scatto: è un guardare con commozione e rispetto a ogni traccia di umanità in armonia con il proprio ambiente. Così ha documentato in Italia la recente operazione “Zero plastica in mare”, promossa da Legambiente e BNP Paribas, e nell’autunno 2019, inviato dal Centro Missionario Diocesano bergamasco - in occasione del Sinodo di Papa Francesco – si è recato in Amazzonia e ha vissuto a stretto contatto con le comunità indigene: “Ciò che mi porto a casa da questa esperienza è una grandissima umanità”.

104243825 10220187715861589 778912776649468656 oLorenzo Zelaschi
 

Come è nato il desiderio di raccontare i mesi del lockdown?

“Sapevo che il momento che era appena iniziato sarebbe rimasto nella storia, perciò non ho voluto perdere l’occasione, e mi sono dato da fare. Inoltre, ho collaborato con L’Eco di Bergamo proponendo alcuni articoli volti all’ottimismo, tra cui la costruzione dell’Ospedale da Campo A.N.A., bellissimo esempio di solidarietà e fratellanza, e le attività di alcuni gruppi di volontari. In ogni evento, per quanto possa scuotere la nostra esistenza, ci sono profondi insegnamenti da cogliere e aspetti positivi, sta a noi avere la forza d’animo di riuscire a percepirli, oppure farci schiacciare abbandonandoci alla disperazione. Ma attenzione: avere la capacità di vedere il buono, non vuol dire essere succubi, al contrario significa riuscire a rimanere sereni durante le nostre scelte, per quanto difficili possano essere”.

Che cosa ricorda di quelle settimane?

“Ricordo lo sgomento, l’incredulità, i dubbi, le contraddizioni, la rabbia, la quiete, il tempo cristallizzato, la tristezza per la mia città e ciò che le stava capitando, per il mondo in generale, e per le persone che stavano soffrendo. Ricordo la natura e il riappropriarsi dei suoi spazi, in modo così naturale e immediato da commuovere. Ricordo le sirene delle ambulanze che come mantra malefici riempivano l’aria, il fascino anche - in un certo senso - di star vivendo un momento così singolare di rivoluzione nella storia del mondo, il timore per alcuni miei cari, ma anche la rassicurante sensazione che, ancora una volta, la vita si sarebbe presa cura di me e delle persone che amo”.

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