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Costume
Divario di genere, il dedalo del trip chaining al servizio del lavoro di cura

Divario di genere, il trip chaining è lo schema di spostamento modellato sul lavoro di cura non retribuito (ancora) a carico delle donne.

“Le difficoltà di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro pesano soprattutto sulle donne”, riporta il Rapporto Annuale 2020 di Istat. “Il 38,3% delle madri occupate (42,6% se con figli da 0 a 5 anni) modifica orario o altri aspetti del lavoro per adattarli agli equilibri familiari mentre i padri lo fanno in misura molto minore (rispettivamente 11,9% e 12,6%)”.

Ma, all’interno dell’ambito del lavoro di cura, non rientra solo la cura genitoriale: rientra anche la cura dei familiari non autosufficienti (malati, disabili e anziani).

Posso descriverti la giornata tipo di Santina, donna di 38 anni, madre di due figli, moglie e nuora?

ore 7.00: prepara la schiscetta per figli e marito
ore 8.00: accompagna i suoi figli a scuola
ore 8.30: scappa a lavoro
ore 16.00: stacca dal lavoro e corre a prendere i figli a scuola
ore 18.00: accompagna la mamma di suo marito dal fisioterapista
ore 18.30: va a fare un po’ di spesa
ore 20.00: cucina e lava per tutti

Quel giorno Sestina è stata fortunata: i figli non avevano gli allenamenti. Ma il marito Antonio dov’era? Antonio lavora 8 ore al giorno, a differenza di Santina. Santina, dopo la nascita del primo figlio, ha rinunciato al tempo pieno. Antonio guadagnava di più e ricopriva "un ruolo più importante”. Antonio aiuta ogni tanto, bisogna riconoscerglielo: fa la lavatrice quando riesce e va a riprendere i figli dopo l’allenamento, in macchina. Dove sono i genitori di Santina? Ancora lavorano. Santina si sposta in macchina? No, deve affrontare troppe tappe durante il giorno. Non troverebbe parcheggio facilmente e spenderebbe troppo. Si sposta principalmente a piedi e con i mezzi. Santina non può permettersi l’abbonamento annuale urbano. Non esistono mini abbonamenti o biglietti giornalieri adatti al suo trip chaining: Santina timbra ogni volta che rientra in metro. Durante il lockdown, a Santina è stato concesso di lavorare in smartworking per prendersi cura dei figli. Le scuole erano chiuse e Antonio non riusciva a lavorare a casa, tra mille distrazioni.

Lavoro di cura e trip chaining: qualche dato

In tutto il mondo il 75% del lavoro di cura non retribuito ricade sulle spalle delle donne. Questo condiziona le loro esigenze di spostamento.

Le giornate lavorative delle donne sono più lunghe di quelle degli uomini perché uniscono lavoro retribuito e lavoro non retribuito di cura.

Le donne godono in media di 30 minuti di tempo libero, gli uomini di quattro ore. Per gli uomini la casa è un luogo di riposo, per le donne no.

Il McKinsey Global Institute sottolinea che il lavoro di cura contribuisce per circa 10 mila miliardi di dollari al PIL annuo mondiale. Ma, per ora, si tratta solo di lavoro non retribuito a carico delle donne.

Il sopra citato trip chaining si inserisce all’interno di questo quadro: è una modalità di viaggio comune a tutte le donne, composta da più tappe concatenate.

Lavoro di cura non retribuito a carico delle donne: i dati del Rapporto Annuale 2020 di Istat

Vorrei sottoporre alla tua attenzione altri dati attinti dal Rapporto:

  • Rispetto alla qualità del lavoro aumentano le diseguaglianze a svantaggio delle donne […]. Con maggiore frequenza si tratta di lavoratori a tempo determinato e a tempo parziale, specie involontario, che occupano posizioni lavorative ad alto rischio di marginalità e di perdita del lavoro.
  • Tra le donne è alta, anche se non maggioritaria, la diffusione dei cosiddetti orari antisociali - serali, notturni, nel fine settimana, turni – che assumono grande rilevanza per la qualità del lavoro e la conciliazione con la vita privata. Più di due milioni e mezzo di occupati - di cui 767mila donne - dichiarano infatti di lavorare di notte; quasi cinque milioni - di cui 2 milioni donne – prestano servizio la domenica e oltre 3,8 milioni - 1 milione e 600mila donne - sono soggetti a turni.
  • Nidi e servizi integrativi, tradizionalmente strumenti di conciliazione, hanno anche una importante funzione educativa e quindi un ruolo nella riduzione delle diseguaglianze tra bambini. L’offerta di servizi per la prima infanzia, carente e diseguale sul territorio, svantaggia le donne – scoraggiandone la partecipazione – e i bambini che non frequentano il nido perché costoso o non disponibile.

Sulle altre infrastrutture sociali non si trovano dati. É assenza di dati o di prospettiva?

  • La distribuzione di genere nei diversi profili occupazionali produce uno svantaggio ulteriore per le donne in termini di rigidità del lavoro. Nel 2019 l’orario di lavoro risulta rigido per quasi 17 milioni di occupati e, tra questi, 5,6 milioni dichiarano forti difficoltà a ottenere permessi per motivi personali. L’orario è rigido per il 77% delle occupate (molto per il 26%) contro circa il 68% degli occupati.
  • I tassi d’occupazione degli adulti di 25-64 anni con titolo universitario sono, in Italia e nell’Ue, più elevati di quasi 30 punti rispetto a quelli di chi ha al più la licenza media. I possessori di diploma secondario superiore hanno, a loro volta, tassi d’occupazione più elevati di quasi 20 punti percentuali rispetto a chi è meno istruito. Nel caso delle donne, nel nostro Paese il differenziale complessivo è di quasi 42 punti.

Infine:

  • L’Italia è un Paese a permanente bassa fecondità. Il numero medio di figli per donna per generazione continua a decrescere dai primi decenni del secolo scorso. Si va dai 2,5 figli delle donne nate nei primissimi anni ’20, ai 2 figli per donna delle generazioni dell’immediato secondo dopoguerra, a 1,56 figli per le donne della generazione del 1965, fino a raggiungere il livello stimato di 1,43 per la coorte del 1978.

Riesci ad immaginare il perché?

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