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Se al doposcuola si fa networking anche la dislessia diventa un'opportunità

Aperti all’epoca del Covid, i doposcuola per dislessici continuano la loro attività anche in zona rossa, come recita il Dpcm. Ciò che viene considerato un disturbo, un problema, uno svantaggio può divenire un punto di forza, dipende sempre dall’ambiente in cui ci si trova. Il progetto del doposcuola "D+ decisamente super affascinante" di Valentina Secchi e Angelica Franzi ne è un esempio aperto anche in queste settimane, come molti altri a Milano.

L'obiettivo principale -spiegano Valentina, esperta di didattica inclusiva e Angelica, psicologa esperta in valutazione e diagnosi sui Dsa- è essere un trampolino verso l'autonomia e il benessere emotivo e scolastico puntando sul lavoro di gruppo che facilita l'apprendimento, attraverso il supporto dei pari e la socializzazione, che a distanza non si può fare. Questo è il vero punto di forza, creare un network di amicizia e sostegno, ora più che mai, per vincere le difficoltà insieme.  E tutto diventa una scoperta, come quella che la dislessia sia un vero super potere e non una disgrazia, anche se a scuola, se non gestita, fa inciampare e soffrire. Le storie dei loro ragazzi, che rifioriscono e si appassionano, si esprimono e ritrovano il senso e la bellezza di capire, di apprendere, di stare insieme sono le stesse di tanti doposcuola che stanno aiutando i ragazzi con queste caratteristiche.

D+ decisamente Super affascinante nasce nel luglio 2020 dall'idea di quanto descritto da Valentina nel suo libro Decisamente super affascinante, ovvero dare attenzione alle risorse individuali di ogni ragazzo, costruendo sui suoi talenti e competenze piuttosto che correggere le sue fragilità.

Valentina Secchi è una mamma che si è battuta prima per suo figlio e poi si è trasformata in un’alleata didattica di tutti i ragazzi e le ragazze che le vengono affidati. Il suo doposcuola, che ha sede in via Raffaello Barbiera 36, si propone di supportare nelle attività di studio bambini e ragazzi dalla terza classe della scuola primaria in avanti con disturbi specifici dell'apprendimento e bisogni educativi speciali.

“I nostri ragazzi possono sentirsi disorientati e incapaci di fruire della Didattica a distanza -continua Valentina- per coinvolgere gli alunni Dsa, e non solo, gli insegnanti devono servirsi di strumenti semplici e metodologie chiare. Fondamentale è la collaborazione tra scuola e famiglia, per aiutare i ragazzi a scrollarsi di dosso quel senso di incapacità che spesso assorbono a scuola”.

L’istituzione scolastica è come un tavolo a quattro gambe: genitori, ragazzo, preside ed insegnanti. Se manca una gamba, il tavolo traballa. Ci deve essere sensibilità e tatto per trovare il modo giusto di comunicare.

“Per i ragazzi o bambini con disturbi specifici dell’apprendimento, i tempi dell’organizzazione del lavoro da casa sono diversi rispetto a quelli della presenza fisica in classe. Gli studenti con Dsa faticano a gestire in autonomia argomenti nuovi, senza la relativa spiegazione e anche l’eseguire i compiti senza appoggi cognitivi chiari, diventa una difficoltà superata solo grazie a genitori costretti a improvvisarsi professori. Se i docenti non concordano con attenzione i compiti assegnati e le attività della giornata scolastica, il carico per i ragazzi con Dsa può diventare insostenibile”.

Chi ha un Disturbo specifico dell’apprendimento, infatti, fatica già nelle lezioni in presenza ad organizzare i quaderni, a gestire il diario e a reperire le schede. Troppi input, differenti dislocazioni dei materiali, possono rendere veramente complesso seguire il programma e dare un senso alle proposte dei docenti. 

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