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Cronache
Adela, la rete italiana della spia russa tra case a Posillipo, amori e misteri

Case a Posillipo, rete di spie e contatti: tutti i misteri del caso Adela

Non era da sola. Secondo Repubblica, che prosegue con la seconda puntata della sua inchiesta su Adela, "la spia russa che ha vissuto per quasi un decennio in Italia, infiltrando il comando Nato di Napoli, non sarebbe stata un “lupo solitario” ma parte di “un branco”: figure autonome e indipendenti, pronte però a fare squadra per sostenersi l’un l’altra e risolvere problemi operativi. Agenti che per non lasciare tracce evitano persino i contatti con i diplomatici e i “normali” inviati dei servizi".

Secondo Repubblica, "il legame con l’intelligence militare è dimostrato dai tabulati del suo cellulare, ottenuti da Bellingcat: lo scorso 23 febbraio ha chiamato il telefono del comandante del Quinto Dipartimento del Gru, l’unità più riservata che ha condotto “i programmi illegali”. Si tratta di una cellula del reparto che ha cercato di avvelenare in Inghilterra Sergej Skipral e ha messo a segno altri omicidi in Occidente: il compito di questo nucleo super-selezionato è quello di inserire “agenti in sonno” nei Paesi della Nato, dove restavano per anni prima di entrare in azione".

I misteri passati in rassegna da Repubblica sulla vicenda sono tantissimi. "Due case a Posillipo. Entrambe di oltre 120 metri quadrati con vista mozzafiato sul golfo di Napoli. E poi un “atelier” del gioiello aperto nel cuore di Chiaia, il quartiere più glamour della città dove tutti la conoscevano come Maria Adela Kuhfeldt, giovane imprenditrice innamorata di Napoli", ricorda Repubblica. 

"Anziché rispondere alle nostre domande, la scelta dell'ambasciata russa è stata di affidarsi alla propaganda più dozzinale". La direzione di Repubblica risponde così alla vignetta pubblicata sui suoi canali social dall'ambasciata in Italia, che ironizza sull'inchiesta del quotidiano sulla spia russa infiltrata nel comando Nato di Napoli. "L'ambasciata russa in Italia si affida a una lugubre vignetta per ironizzare sulla nostra inchiesta sullo spionaggio del Cremlino in Italia - denuncia la direzione di Repubblica in una nota - Identificando i nostri lettori con un'immagine che somma tutti gli stereotipi più negativi sugli italiani. Sarebbe stato piuttosto preferibile ricevere dall'ambasciatore Razov e dai suoi collaboratori dei commenti alle nostre dettagliate rivelazioni, per rispondere ai legittimi interrogativi sulle attività illegali svolte nel nostro Paese dalla cittadina russa Olga Kolobova, alias Maria Adela Kuhfeldt Rivera, e sul perché Mosca stia dedicando così tante risorse a spiare l'Italia". 

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