Cronache

Crisi idrica: non solo Basilicata, anche Irpinia e Sannio in ginocchio

di Pietro Cifarelli

Crisi idrica Sud Italia: 32 comuni tra Irpinia e Sannio senza acqua tra infrastrutture obsolete e scarsa piovosità. Urgono investimenti e interventi coordinati

Crisi Idrica: Irpinia e Sannio come la Basilicata. In 32 comuni acqua razionata

La crisi idrica che sta devastando la Basilicata non è un caso isolato. Anche l'Irpinia e il Sannio stanno affrontando una situazione drammatica, evidenziando criticità che accomunano queste aree del Mezzogiorno. L'emergenza è particolarmente acuta in provincia di Avellino e Benevento, dove interruzioni della fornitura idrica e difficoltà nella gestione delle risorse stanno mettendo in ginocchio comunità locali e agricoltura.

È importante sottolineare come tutte queste zone siano servite dalla stessa rete primaria. Acque del Sud, subentrata all'EIPLI (Ente per lo Sviluppo dell'Irrigazione e la Trasformazione Fondiaria in Puglia, Lucania e Irpinia) nel gennaio 2024, gestisce risorse idriche destinate all'uso potabile, irriguo e industriale in diverse regioni del Sud Italia, tra cui la Basilicata e le aree dell'Irpinia e del Sannio.

Negli ultimi mesi, circa 100mila persone nelle province di Avellino e Benevento si sono ritrovate con i rubinetti a secco e con chiusure a singhiozzo, specialmente nelle ore serali. Tra le cause principali figurano infrastrutture obsolete, aggravate dalla mancata manutenzione degli invasi e dalla gestione frammentata delle risorse idriche, con il cambiamento climatico e la scarsità delle precipitazioni che hanno accentuato, come nel caso lucano, queste sofferenze. Si stima che circa 32 comuni siano rimasti senza acqua nelle ore serali, con accesso limitato alle risorse idriche nella sola giornata del 26 novembre, causando disagi a migliaia di cittadini.

L'assenza di investimenti strutturali è un nodo centrale: nonostante la gestione di Acque del Sud riguardi invasi strategici, molte opere di collegamento e potenziamento restano incomplete. Inoltre, come accade in Basilicata, anche l'Irpinia e il Sannio soffrono di una gestione idrica che non riesce a fronteggiare le conseguenze di un clima sempre più imprevedibile.

L’amministratore unico di Alto Calore, Antonello Lenzi, ha dichiarato che la situazione è resa critica dalla mancanza di piogge e dalla fragilità della rete idrica: “Abbiamo infrastrutture risalenti agli anni Cinquanta che richiedono interventi immediati. Servono oltre 20 milioni di euro per rifare le tubature e per ridurre le perdite, che arrivano al 40% in alcune aree”.

La crisi idrica in Irpinia è aggravata dalle significative perdite nella rete di distribuzione, un problema strutturale che richiede interventi urgenti. Il presidente Lenzi ha annunciato un incremento delle risorse operative, con l'aggiunta di cinque nuove imprese alle sei già attive, per affrontare oltre 400 perdite pregresse, che rappresentano un'eredità critica per il sistema idrico.

Nonostante l'urgenza, Lenzi ha sottolineato l'importanza di rispettare le normative, dichiarando che, laddove possibile, si procederà con affidamenti diretti, ma nel pieno rispetto del Codice degli Appalti. Si è impegnato a garantire trasparenza e legalità, ritenendo queste priorità fondamentali per la gestione e il miglioramento della rete idrica.

Tuttavia, senza un supporto strutturale e investimenti adeguati, le soluzioni temporanee rischiano di non essere sufficienti.

Crisi idrica: il cambiamento climatico amplificatore di problemi strutturali

La situazione in Irpinia-Sannio presenta analogie significative con la crisi idrica lucana. Anche lì, la gestione di invasi come quello della Camastra è stata oggetto di critiche, con problemi legati alla mancata bonifica dei fondali e alla riduzione della capacità di riempimento a causa della sedimentazione. In entrambe le aree, l'obsolescenza degli impianti e la scarsità di risorse idriche disponibili stanno minacciando non solo l'approvvigionamento civile, ma anche la sopravvivenza delle attività agricole.

Un altro aspetto cruciale è la scarsa risonanza mediatica che accompagna queste problematiche, spesso relegandole ai margini dell’attenzione pubblica. Molti cittadini esprimono la necessità di dare maggiore spazio a queste notizie, evidenziando che la questione dell’acqua non si limita a una dimensione locale. Al contrario, rappresenta un problema di rilevanza nazionale, se non addirittura globale, con impatti significativi sulla qualità della vita, sull'ambiente e sull'economia. Accendere i riflettori su queste emergenze potrebbe contribuire a sensibilizzare l’opinione pubblica e a stimolare azioni concrete per affrontare una crisi che tocca ormai vaste aree del Paese.

La crisi ha spinto 32 sindaci di comuni irpini e sanniti a chiedere un confronto urgente con le autorità competenti. Durante un recente incontro, i rappresentanti locali hanno sottolineato la necessità di interventi immediati per garantire la continuità del servizio idrico, proponendo la creazione di un coordinamento tra i comuni e un piano straordinario per la manutenzione degli invasi. Tra le richieste avanzate, spicca la necessità di realizzare nuove infrastrutture e di bonificare i bacini attuali per aumentarne la capacità di stoccaggio.

Per affrontare questa crisi sistemica, è fondamentale un cambio di rotta. La sfida non è solo tecnica, ma anche politica, poiché richiede una visione a lungo termine per connettere gli invasi esistenti, migliorare l'efficienza delle reti e adattarsi al nuovo scenario climatico.

La crisi idrica in Irpinia e Sannio è l'ennesima dimostrazione che il problema dell'acqua nel Sud Italia è strutturale e richiede una visione a lungo termine, oltre che risorse economiche e tecnologiche. Con il tempo che stringe e i disagi che aumentano, una gestione più integrata e interventi urgenti sono indispensabili per garantire il diritto fondamentale all’acqua.