Cronache
La cultura italiana dietro i casi Sanremo e Anas

Di Nicolò Boggian
In questi giorni i casi dei dipendenti del Comune di Sanremo e di Anas hanno risvegliato come spesso succede moralismi di ogni genere, ma mi sembra sfuggano due aspetti della nostra cultura del lavoro e del ruolo del settore Pubblico o del Welfare che invece sono a mio parere la radice dei nostri problemi.
Il primo punto riguarda la paura della flessibilità e della precarietà con annessa la pretesa del diritto al lavoro sancita dalla nostra Costituzione. Purtroppo credo occorra essere chiari che il Lavoro non può essere un Diritto perché economicamente insostenibile e filosoficamente sbagliato.
Ai giorni di oggi ogni persona deve avere almeno una delle due flessibilità che specifico a seguire per avere una vita lavorativa dignitosa e non pesare sul prossimo.
Innanzitutto è necessario in alcuni casi spostarsi geograficamente per trovare Lavoro. Purtroppo in molti uffici pubblici, ma anche privati si assistono a crisi esistenziali se si chiede di spostarsi di 15 chilometri dal luogo abituale di lavoro.
Secondariamente, se non è praticabile l’opzione di spostarsi geograficamente, vista la velocità di cambiamento imposta dalla tecnologia e dalla globalizzazione, bisogna in alcuni casi avere la flessibilità di cambiare lavoro. Non nel senso di cambiare datore di lavoro, ma nel senso di cambiare professione. Questo comporta una fase di sacrificio e di investimento su se stessi, che il welfare in alcuni casi potrebbe supportare, ma fornisce poi molte opportunità e crescita personale e professionale. I tanti casi di persone che si sono messe in gioco e hanno avuto successo dimostrano che questo è possibile.
La seconda caratteristica della nostra Cultura è che la Politica, le istituzioni e le Fondazioni debbano dedicarsi quasi esclusivamente ad assistere le persone in condizioni di disagio acuto invece di fornire incentivi e strumenti, laddove ne siano capaci, per la crescita e lo sviluppo del territorio volti a premiare l’eccellenza e la Meritocrazia.
Le ricerche dell’economista Enrico Moretti, docente a Berkeley, noto per essere stato chiamato alla Casa Bianca da Obama, dimostrano invece che il lavoro si crea dove ci sono le idee e che attrarre talenti e lavoratori della conoscenza come si è fatto negli ultimi anni anche in Italia con la legge sul “Controesodo”, crea le condizioni per lo sviluppo di opportunità che vanno a beneficio anche delle classi meno abbienti e delle criticità del territorio.
Spesso questa capacità di attrazione può funzionare però meglio dando sgravi e incentivi a soggetti e organizzazioni private (che possono restituirli con gli interessi) invece di investire esclusivamente in un settore Pubblico che ha molti problemi più cogenti nel garantire la propria mission sociale e non ha spesso la cultura, l’organizzazione e le risorse per essere un buon “imprenditore”.
Mi spingerei a dire quindi che più si accetta questa visione e più diventerà facile il cambiamento verso una società più sana e giusta invece di dover tollerare una cultura anacronistica che pesa economicamente anche sulle spalle di chi vuole generare valore e mettere a disposizione risorse.
Speriamo che il Governo possa quindi incentivare chi investe e crea valore, magari portando esperienze dall’estero e un modello nuovo di servizi e di società, prima di tutelare i beni e gli spazi di chi ha posizioni acquisite e di monopolio, che spesso pesano incredibilmente sulle possibilità di sviluppo del Paese.