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Cronache
“Dap? Tradito principio Montesquieu.Il nodo non è quale giudice ma il giudice"

È di questi giorni la rovente polemica sulla mancata assegnazione del ruolo di Capo del DAP all’ex PM Di Matteo, incarico poi affidato dal governo Conte a Bernardo (Dino) Petralia, anch’egli magistrato.

Ne parliamo con Giovanni Iacoi, Segretario Generale del sindacato Libertà e Sicurezza Polizia di Stato (LeS) che, sul caso, pare abbia le idee chiare.

D.: Iacoi, sembra che la sua organizzazione sindacale abbia una visione molto netta e precisa della situazione?

R.: Non entro nella polemica perché a Petralia si e a Di Matteo no, perché non mi interessa il nome, ma perché per il sindacato che rappresento un magistrato alla guida del DAP, cioè del Dipartimento Affari Penitenziari, secondo noi, è un fatto che non può passare inosservato, non tanto per la mancata nomina del PM Di Matteo, che ha sicuramente fatto scalpore per le modalità della sua esclusione, come da lui riferito in una trasmissione televisiva, ma, quello che non capiamo è il perché la scelta debba ricadere su un magistrato, visto che non è un obbligo di legge. Un magistrato al DAP, come in ogni altro posto di comando dell’Amministrazione del Governo, dei Ministeri o della Presidenza della Repubblica Italiana per noi mina quell’indipendenza e terzietà che dev’essere posta a fondamento dell’attività di giurisdizione.

D.: Iacoi, mi sembra che stia facendo riferimento alla teoria di separazione dei poteri di Montesquieu?

R.: Certamente, nella sua opera intitolata “Lo spirito delle leggi”, il grande filosofo francese teorizza che i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario devono essere e restare assolutamente autonomi ed indipendenti gli uni dagli altri, per poter assicurare ad ogni cittadino di poter godere della propria libertà, nel rispetto, ovviamente, delle leggi. Se salta questo principio, rischia di saltare l’intero apparato pubblico, perché ogni potere cercherà di invadere sempre di più le sfere di competenza degli altri due e si rischierebbe di assistere all’innalzamento della ricerca di questa invasione da parte di alcuni poteri sugli altri o perché sono effettivamente più forti o per la debolezza degli altri.

D.: In sostanza, come LeS, cosa proponete?

R.: In estrema sintesi crediamo che con questa nomina, indipendentemente dal nome, si sia tradita la separazione dei poteri di cui ho appena parlato e chiediamo al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, quale Presidente del CSM, di intervenire affinché richiami i magistrati ad attenersi ai propri compiti ed al proprio ruolo.

D.: Una delle vostre rivendicazioni sindacali più apprezzata tra il personale di polizia è la rivendicazione della titolarità delle indagini di polizia giudiziaria che torni ad essere prerogativa della polizia?

R.: Si! Il nostro slogan è: “Stop al Magistrato Poliziotto”, ovvero il Magistrato torni a fare il Magistrato, il Poliziotto torni a fare il Poliziotto. Ciò a garanzia del giusto processo. Siamo l’unico Stato civile al mondo dove la titolarità delle indagini di polizia giudiziaria non è prerogativa della polizia ma della magistratura. Una incomprensibile stortura che non trova né giustificazione tecnico/giudiziaria, né alcuna necessità politica se non quella di avvantaggiare la magistratura a discapito della polizia e del cittadino.  Basterebbe una riforma del Codice di Procedura Penale. Una riforma A COSTO ZERO!

Ma questo, diciamo noi, è compito che appartiene alla politica!

 

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